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Dal 28 novembre al 3 dicembre 2017, Piccolo Bellini

La vita ferma: dramma sul dolore del ricordo

scritto e diretto da Lucia Calamaro

con Riccardo Goretti, Alice Redini, Simona Senzacqua

una produzione SardegnaTeatro, Teatro Stabile dell’Umbria e Teatro di Roma

coproduzione Festival d’Automne à Paris / Odéon-Théâtre de l’Europe in collaborazione con La ChartreuseCentre national des écritures du spectacle e il sostegno di Angelo Mai e PAV

«Lucia Calamaro è la migliore scrittrice italiana vivente; o se non vogliamo essere così apodittici, è una dei migliori autori italiani viventi (contraddizione sintattica compresa)» dice di lei Christian Raimo in un bell’articolo dedicato alle ultime produzioni dell’autrice. Il suo ultimo lavoro, La vita ferma: dramma sul dolore del ricordo porta in scena, in tre atti, una famiglia composta da marito, Riccardo, la moglie, Simona, e una figlia Alice. In realtà Simona è morta, anche se la vediamo in scena come se fosse ancora viva, mentre parla con Riccardo per concludere dei discorsi iniziati, mentre spiega che non vuole essere dimenticata e anche se nel terzo atto, scopriremo che ha cambiato lavoro… «Il racconto – spiega l’autrice – accoglie, sviluppa e inquadra il problema della complessa, sporadica e sempre piuttosto colpevolizzante, gestione interiore dei morti, la loro frammentata frequentazione interiore e soprattutto il rammendo laborioso del loro ricordo, sempre cosi poco all’altezza della persona morta, cosi poco fedele a lei e cosi profondamente reinventato da chi invece vive».

Info Spettacolo

Piccolo Bellini, dal 28 novembre al 3 dicembre

Orari: feriali ore 21:15 – domenica ore 18:30

Prezzi: intero euro 18, ridotto euro 15,00, Under 29 euro 10,00

La vita ferma: sguardi sul dolore del ricordo

(dramma di pensiero in tre atti)

Scritto e diretto da: Lucia Calamaro

Con: Riccardo Goretti, Alice Redini, Simona Senzacqua

assistenza alla regia: Camilla Brison

scene e costumi: Lucia Calamaro

contributi pitturali: Marina Haas

accompagnamento e distribuzione internazionale: Francesca Corona

una produzione: SardegnaTeatro, Teatro Stabile dell’Umbria e Teatro di Roma – coproduzione: Festival d’Automne à Paris / Odéon-Théâtre de l’Europe in collaborazione con La Chartreuse – Centre national des écritures du spectacle e il sostegno di Angelo Mai e PAV

I ATTO 50 minuti

II ATTO 60 minuti

III ATTO 35 minuti

ph Lucia Baldini

NOTE DI REGIA

“Si domandava cosa fossero i ricordi, questi brandelli di fatti notevoli che non si capiscono piu. Il ricordo rimane indietro e non la smette mai di ripeter quello stesso identico spettacolo che metteva in scena al momento in cui l ‘avevamo lasciato, quando non era ancora un ricordo” (Thomas Bernhard, Gelo)

“PATHOS : Tonner contre, s insurger. Declarer avec un air hautain que la vraie litterature l ignore. Feliciter un auteur d’avoir su, dans son roman, èviter l’ècueil du pathos. Ecrire: c’est un beau livre, grave. Ajouter aussitôt: mais sans pathos» (Gustave FLAUBERT, Dictionnaire des ideès reçues)

La vita ferma è un dramma di pensiero.

La sua gestazione ha avuto in me i tempi faticosi della rivelazione lenta e sommersa, abbordando quel dramma che il pensiero non sa, non vuole, non può gestire. Per arrivare a centrarne il “dramma di pensiero” ho buttato via più materiale di quello che resta. Ma il resto, quello che rimane, è per me il punto ultimo di concentrazione di un racconto che accoglie ,sviluppa e inquadra il problema della complessa, sporadica e sempre piuttosto colpevolizzante, gestione interiore dei morti. Non la morte dunque, e non il problema del morire e di chi muore, che sappiamo tutti risolversi sotto la misteriosa campana del nulla, che strangola sul nascere ogni comprensione. Ma i morti, il loro modo di esistenza in noi e fuori di noi, la loro frammentata frequentazione interiore e soprattutto il rammendo laborioso del loro ricordo sempre cosi poco all’altezza della persona morta, cosi poco fedele a lei e cosi profondamente reinventato da chi invece vive. E con i morti, una riflessione aperta sul lutto che ne deriva, la cui elaborazione non è detto sia l’unica soluzione, anzi, là dove una certa vulgata psicologizzante di malcerte origini freudiane comanda, esige, impone di assegnare il più velocemente possibile al proprio desiderio un oggetto nuovo per rimpiazzare l’oggetto perso, forse è li che interviene un racconto , anche uno piccolo come questo, pratica del singolare per antonomasia, a sdoganare il diritto di affermare la tragica e radicale insostituibilità di ogni oggetto d’amore perso, di ogni persona cara scomparsa. Il dramma di pensare o meno ai morti è comunque il dramma di pensiero di chi resta e distribuisce o ritira, senza neanche accorgersene, un esistenza. Di che tipo sia l’esistenza dei morti non saprei dire, ma come predica Etienne Soreau “Non c’è un’esistenza ideale, l’ideale non è un genere d’esistenza”. La Vita Ferma è dunque uno spazio mentale dove si inscena uno squarcio di vita di tre vivi qualunque, -padre, madre, figlia- attraverso l’incidente e la perdita. E’ occorso anche qualche inceppo temporale ad uopo, incaricato di amplificare la riflessione sul problema del dolore ricordo e sullo strappo irriducibile tra i vivi e i morti che questo dolore è comunque il solo a colmare, mentre resiste.

Lucia Calamaro

GLI ATTI

Nel primo atto c’è un trasloco, una casa da svuotare, forzosamente attraversata dallo spettro e il suo voler essere ricordato bene, in quanto unico, insostituibile. Se non lì, in una casa abbandonata, dove altro avrei potuto metterlo?

Nel secondo una coppia con bambina: Lui, Riccardo, storico e nostalgico fissato con Paul Ricoeur e i sinonimi; Lei Simona, quasi danzatrice e eccentrica fissata col sole e coi vestiti a fiori; la figlia Alice, da subito troppo sensibile, fissata col voler intorno gente che le parli. Quindi la morte di Simona, dopo protratta e non identificata malattia (non importa come, importa che muoia).

Nel terzo atto c’è un’Alice cresciuta e a sua volta neo-madre che ritrova il vecchio padre Riccardo, sulla tomba, o quasi, della madre morta anni prima; ragionano non senza conflitti, su quell’assenza anticipata che sempre-e chissà se sempre meno o nel tempo ancora di più- ha marcato una rottura nel racconto illusoriamente prescritto delle loro vite.


NOTA BENE

So che in questo racconto, da qualche parte, abita inoltre una riabilitazione più o meno dichiarata di una poetica del pathos. Questo termine soffre oggi di un discredito generale, si elogia l’“approccio senza pathos” di temi di una gravità impossibile, come se il patetico fosse diventato l’osceno. Io non sono più d’accordo. E fosse anche osceno, ne sento il bisogno. Quest’affetto, il pathos, parente feroce di pietà e compassione è secondo me l unico capace di incarnare e raccontare i disastri che compongono in parte una vita e la natura scandalosa e qui sì, oscena, del diktat dell’oblio. Lucia Calamaro

SINOSSI
La Vita Ferma è uno spazio mentale dove si inscena uno squarcio di vita di tre vivi qualunque – padre, madre, figlia – attraverso l’incidente e la perdita. Una riflessione sul problema del dolore-ricordo, sullo strappo irriducibile tra i vivi e i morti e su questo dolore è comunque il solo a colmare, mentre resiste. Un dramma di pensiero in tre atti che accoglie, sviluppa e inquadra il problema della complessa, sporadica e sempre piuttosto colpevolizzante, gestione interiore dei defunti.

DATE

Odéon-Théâtre de l’Europe – Parigi | dal 7 al 15 Novembre 2017

Teatro Bellini Napoli | dal 28 novembre al 3 dicembre 2017

Teatri di Vita Bologna | 8-9-10 Dicembre 2017

Teatro Morlacchi Perugia | 13-14-15 dicembre 2017

Teatro Sociale Donizetti di Bergamo | 11-12 Gennaio 2018

Teatro Comunale di Casalmaggiore | 14 Gennaio 2018

Teatro Degli Atti di Rimini | 18 Gennaio 2018

Teatro Ristori di Verona | 20 Gennaio 2018

Teatro Girolamo Magnani Fidenza | 7 Febbraio 2018

Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia – Udine | 15 Febbraio 2018

Teatro Comunale di Belluno | 17 Febbraio 2018

Teatro di Bisceglie | 23 marzo 2018

Teatro di Narni | 25 marzo 2018

Teatro delle Briciole di Parma | 7 Aprile 2018

BIO Lucia Calamaro

Dall’Uruguay alla Francia fino all’Italia, è una corsa tra due continenti la carriera di Lucia Calamaro, drammaturga, regista e attrice. Nata a Roma, a tredici anni si trasferisce a Montevideo, seguendo il padre diplomatico. Laureata in Arte e Estetica alla Sorbona di Parigi, oltre all’insegnamento presso l’Universidad Catolica de Montevideo, ha preso parte come attrice e regista in molti spettacoli nella stessa città, e poi a Parigi e soprattutto a Roma, dove dagli inizi collabora ed è sostenuta dalla struttura indipendente Rialto Sant’ Ambrogio.

Fonda l’associazione Malebolge nel 2003 e attraverso di essa dà corpo alla propria scrittura scenica, allestendo i seguenti spettacoli: nel 2003 “Medea, tracce, di Euripide” (adattamento e regia di Lucia Calamaro) e “Woyzeck” (adattamento e regia di Lucia Calamaro); “Guerra” (scritto e diretto da Lucia Calamaro), nel 2004; “Cattivi maestri” (scritto e diretto da Lucia Calamaro), 2005; “Tumore, uno spettacolo desolato” (scritto e diretto da Lucia Calamaro) nel 2006; “Magick, autobiografia della vergogna” (scritto e diretto da Lucia Calamaro ) nell’ambito del progetto “giovani talenti del Teatro di Roma”, Teatro India, 2008. Nel 2011 realizza lo spettacolo “L’origine del mondo, ritratto di un interno” con cui ha vinto 3 premi UBU tra cui miglior nuovo testo italiano o ricerca drammaturgica. Nel 2012 vince il Premio Enriquez per regia e drammaturgia. Nello stesso anno esce il libro “Il ritorno della Madre”, a cura di Renato Palazzi con Editoria e Spettacolo che raccoglie tre testi: “Tumore, uno spettacolo desolato”, “Magick, autobiografia della vergogna” e “L’Origine del mondo, ritratto di un interno”. Nel 2014 ha debuttato a Roma, al Teatro India, lo spettacolo “Diario del tempo, l’epopea quotidiana”, rimasto incompiuto, prodotto dallo Stabile dell’Umbria e dal Teatro di Roma in collaborazione col Teatro Franco Parenti.

“La vita ferma: sguardi sul dolore del ricordo”, attualmente in tournée, è la sua ultima creazione. Ha debuttato a settembre 2016 al Festival di Terni, una produzione Stabile della Sardegna, Stabile dell’Umbria, Angelo Mai Occupato in collaborazione con Théâtre National de l’Odeon, Parigi e Teatro di Roma. Lucia Calamaro insegna drammaturgia alla scuola Civica Paolo Grassi di Milano dal 2014.

https://youtu.be/EbMJTGPihL4

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