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American Buffalo
di David Mamet
adattamento Maurizio de Giovanni
con
Marco D’Amore
Tonino Taiuti
Vincenzo Nemolato
scene Carmine Guarino
costumi Laurianne Scimemi
luci Marco Ghidelli
sound designer Raffaele Bassetti
regia Marco D’Amore
produzione Teatro Eliseo
American Buffalo, è un testo del 1975, scritto dal premio Pulitzer David Mamet, del quale ricordiamo anche una fortunata trasposizione cinematografica, interpretata da Dustin Hoffmann. Il classico statunitense qui viene rielaborato da Maurizio de Giovanni, che ne trasferisce con maestria e sensibilità la storia dalla periferia americana degli anni ’70 alla Napoli contemporanea. La trama è molto semplice: Donato (detto Don) è il proprietario di una “puteca” (il “junk store” di Mamet) e ha una sfrenata passione per tutto ciò che è americano. Un giorno decide di organizzare un “colpo”, cioè di sottrarre un prezioso nichelino (l’American Buffalo del titolo) al collezionista al quale l’aveva venduto lui stesso, ignaro del suo reale valore. Non sarà solo nell’impresa: per una serie di vicende vi saranno coinvolti il giovane Robbi, il suo scapestrato protetto, e ‘O professore, un abituale compagno di poker, disadattato e ai limiti della psicosi, interpretato da un irriconoscibile Marco D’Amore, qui anche regista. Il testo, nella trasposizione partenopea, non perde il profumo americano, il realismo crudo di Mamet e la musicalità dello slang sapientemente utilizzato dallo scrittore statunitense – che nelle mani di de Giovanni diventa una lingua napoletana popolare e dalla potenza immaginifica – ma acquista il sapore umanissimo e squisitamente italiano dell’indagine sulle relazioni e sulle deformazioni della nostra società.
Info Spettacolo
Teatro Bellini, dal 14 al 19 novembre
Orari: feriali ore 21:00 – mercoledì e sabato ore 17:30 e 21:00 – domenica ore 18:00
Prezzi: a partire da euro 14,00 a euro 32,00 – Under 29 euro 15,00
Durata: 1h e 30 min. senza intervallo
American Buffalo
di David Mamet
Traduzione Luca Barbareschi
Adattamento Maurizio de Giovanni
Con
Marco D’Amore
Tonino Taiuti
Vincenzo Nemolato
Scene Carmine Guarino
Costumi Laurianne Scimemi
Luci Marco Ghidelli
Sound designer Raffaele Bassetti
Regia Marco D’Amore
Produzione Teatro Eliseo
Spaccato del nostro tempo. Una periferia urbana, metafora della miseria morale
‘American Buffalo’ è un grande classico e come i grandi classici fanno, costruisce ponti tra la realtà che racconta e le visioni possibili che è in grado di generare – racconta Marco D’Amore – Io, perso nel viaggio della lettura, ho visto costruirsi lentamente, davanti ai miei occhi, uno di questi ponti … è partito da Chicago (città natia di Mamet) e, passando per l’angusta bettola di Don (protagonista del testo), è giunto a Napoli, in un vicolo in cui le ‘puteche’ (botteghe in dialetto napoletano) esistono ancora. Dove è possibile incontrare i “tipi” descritti nel testo, ascoltarne le storie in una lingua che ricorda il famoso sound a cui si riferisce l’autore quando racconta dei suoi personaggi, una lingua di popolo che arriva direttamente dalla pancia ed esplode senza filtri, la lingua napoletana. ‘American Buffalo’ è la storia di un fallimento. Annunciato, quasi voluto, destino ineluttabile a cui non ci si può sottrarre. È racconto da bassofondo, di slang e male parole, di botteghe maleodoranti e vestiti sdruciti. È apologia della deriva: tre esseri umani e un piano improbabile destinato alla rovina a cui ci si attacca con le unghie senza rinunciarci! È desiderio di rivalsa, di vita anche a costo della vita altrui.
L’American Buffalo è una vecchia moneta da mezzo dollaro, che probabilmente vale qualcosa o forse no. Fa pensare all’incertezza del nostro tempo, alla possibilità contemplata di giocarsi tutto, la vita e la morte, con un tiro soltanto … testa o croce?
C’è qualcosa di magico nello scrivere dentro un’altra scrittura – dichiara Maurizio de Giovanni – Navigare nel tempo e nello spazio, cercare quanto di universale e perenne ci sia in dialoghi e storie, e immaginare come sarebbero quei dialoghi e quelle storie in un altro secolo e in un altro continente. Solo questa magia consente di non sentirsi eccessivamente presuntuosi nel riscrivere un Maestro come Mamet; è anzi un tributo, un inchino deferente verso un autore che ha saputo delineare personaggi senza età e senza confini. Se poi si aggiunge Napoli, una città universo, un luogo non luogo dove tutto è plausibile e anche l’assurdo diventa semplice e possibile, allora è tutto ancora più divertente e magico. American Buffalo è successo qui e ora, non lo sapete? Ed è altrettanto esplosivo, quel racconto. Venite a vedere, e ve ne accorgerete.
Durata: 1 h e 30’ senza intervallo
Ritratti di Jasmine Bertusi
Foto di scena di Bepi Caroli
Interpreti e personaggi
Marco D’Amore ‘O Professore
Tonino Taiuti Don, proprietario del negozio
Vincenzo Nemolato Guaglione
ESTRATTI DI RASSEGNA STAMPA
Dovreste vederli, il meraviglioso ragazzo, Vincenzo Nemolato, come sempre si tiene stretto la sua pallina da tennis; il commovente Tonino Taiuti con i suoi spruzzi di barba, da vecchio hippie; e quel rottame umano, il Professore (e regista dello spettacolo) Marco D’Amore, con i suoi occhi semichiusi, con la sua capacità di guardare in faccia la realtà – in nome della sua verità.
Franco Cordelli, Corriere della Sera – 13 ottobre 2016
Marco D’Amore ne fa uno spettacolo rivelazione, destinato a restare tra i migliori della stagione […] la traduzione del testo firmata da Luca Barbareschi (che li ha pubblicati entrambi per Sillabe) è stata a sua volta «ritradotta» da Maurizio de Giovanni, in un napoletano ‘marginale’ quanto clamorosamente caldo ed efficace. E i tre interpreti ne fanno un terreno di confronto esplosivo per la bravura di ciascuno.
Gianfranco Capitta, Il Manifesto – 22 ottobre 2016
Dalla periferia dell’Impero arriva per “American Buffalo” di David Mamet una delle messe in scena più appropriate. Riuscitissimo trapianto linguistico, geografico e logistico: dalla bottega si costumi ai gesti, alle superstiti parole americane (bullshit, cazzate) alla musica, finale con “Tu vuò fa l’americano”. Tonino Taiuti bravissimo, Vincenzo Nemolato da premio.
Rita Cirio, l’Espresso – 30 ottobre 2016
L’italianizzazione del testo funziona, volto da Maurizio de Giovanni in napoletano, idioma che scorre con mirabile naturalezza e che la veloce, inventiva regia di Marco D’Amore anche protagonista valorizza. […] Nel ‘Buffalo’ si ammirano con D’Amore, Tonino Taiuti e Vincenzo Nemolato come un impagabile ragazzetto imbranato.
Masolino D’Amico, La Stampa 3 ottobre 2016
Un’irruenza di parole scomode e schiette, cafonaggine grossolana, e irrespirabilità sociale s’avvertono nell’‘American Buffalo’ che la regia di Marco D’Amore, forte del parlato napoletano a firma di Maurizio de Giovanni, ambienta nell’antro di un rigattiere partenopeo senz’anima, senza soldi, senza senso. Tonino Taiuti incarna alla perfezione un commerciante dell’usato capace di una straordinaria pochezza in un fallimentare agguato ai danni di chi ha incautamente acquistato da lui un sospetto nichelino con su impresso un bufalo. È in cerca di un esecutore, e in tali panni si candida maldestramente O’ Professore, un D’Amore in paranoica forma. Lasciano fuori dalla tresca il banale ragazzotto di bottega, un Vincenzo Nemolato di beotaggine da manuale. Il dialetto, la furfanteria della pronuncia, il posto dimenticato da Dio, rispecchiano impensabilmente Mamet.
Rodolfo di Giammarco, La Repubblica – 9 ottobre 2016
Attraverso una lingua che è musica – l’adattamento ben riuscito è dello scrittore Maurizio de Giovanni – parlano i tre personaggi di questa storia puzzolente e stracciona, cinematografica nella rapidità dei dialoghi e vera come le commedie di De Filippo […] Marco D’Amore di teatro ne ha masticato parecchio e si vede (ha lavorato con Toni Servillo, Andrea Renzi, Elena Bucci). Non solo. Qui è alle prese con la sua prima regia teatrale e la voglia di non trascurare neanche il più piccolo dettaglio traspare ad ogni passaggio. Grande amore per il teatro? Probabilmente sì. E la cosa quasi ci commuove. Eh sì, spettacolo da vedere.
Francesca De Sanctis, L’Unità – 30 settembre 2016
Straordinari, pur nell’ordinarietà dei caratteri drammatici, gli interpreti, D’Amore, Taiuti e Nemolato, così come suggestivi sono i suoni di Raffaele Bassetti e le scene di Carmine Guarino, che esaltano la dicotomia tra interno ed esterno, tra lo strapieno e confortevole negozio di Don e la strada deserta e procellosa fuori, da cui provengono soltanto echi paurosi e feriali notizie.
Camilla Tagliabue, Il Fatto Quotidiano – 20 ottobre 2016
Con un fiume di turpiloquio (che di nuovo appare come una cifra stilistica) si sarà disegnato compiutamente un piccolo mondo di una qualche Little Italy tutta da scoprire. E si potrà ridere delle invenzioni linguistiche pseudo napoletane (adattamento di Maurizio De Giovanni). Fra i tre attori va segnalato con lode Marco d’Amore, debuttante nella regia teatrale, dopo essere diventato una star nelle più dure fiction televisive (”Gomorra”). Gli altri notevoli interpreti sono Tonino Taiuti e Vincenzo Nemolato.
Maurizio Giammusso, L’Huffington Post – 29 settembre 2016
Don, un Tonino Taiuti in stato di grazia, proprietario della bettola, ha appena venduto ad uno scaltro avventore una vecchia moneta da mezzo dollaro, un American Buffalo, appunto, che forse vale qualcosa. O forse no. […] Marco D’Amore dimostra intelligenza scenica e sensibilità compositive, valorizzando la complicità (e la bravura) dei suoi due partner di palcoscenico, armonizzando il linguaggio che è una babele di suoni e posture della voce, con il napoletano condito da slang e incursioni d’oltreoceano, preservando il realismo nero della drammaturgia di Mamet pur nel riposizionamento geografico e sociale.
Valentina De Simone, Repubblica.it – 5 ottobre 2016
Apertura trionfale per la nuova stagione del Teatro Eliseo con un dittico di Mamet di raro pregio scenico e fortemente radicato nelle esigenze civili e artistiche della contemporaneità […]
Tiberia De Matteis, Il tempo – 14 ottobre 2016
D’Amore, irriconoscibile e bravissimo, con lo sguardo basso, la balbuzie che tradisce tensione, diffidenza e sotterfugi e quell’ironia mai ostentata cui nessun napoletano rinuncia e che lo salva quando è messo alle strette. Ciro l’immortale è lontano anni luce eppure, forse, abita solo qualche stradone più in là.
Daniela Giammusso, ANSA – 27 settembre 2016
L’interpretazione degli attori è precisa, corretta, a volte persino superba.
Lucilla Noviello, Affari Italiani – 3 Ottobre 2016
Una scena (di Carmine Guarino) ricca di dettagli ma non opprimente e illuminata da luci discrete ma funzionali (di Marco Ghidelli); una prova attoriale generosa e senza sbavature dei tre bravi attori (un Don/Taiuti in bilico tra cuore e portafogli; un Roberto/Nemolato un po’ scemo del villaggio, un po’ ragazzo difficile e sbandato; un ’O professore/D’Amore balbuziente e diffidente che semina il dubbio per trarne vantaggio). E infine una regia che non lascia nulla al caso e che muove la storia con fili invisibili, senza eccessi né forzature.
Patrizia Vitrugno, Il grido – 30 settembre 2016
È bravo D’Amore a rileggere questo piccolo grande classico, insieme allo scrittore Maurizio De Giovanni, trasformando il basso “sound” nella “lingua” popolare per eccellenza.
Federico Cirillo, La platea – 7 Ottobre 2016
Recensione dello spettacolo “Chiromantica ode telefonica agli abbandonati amori” al Piccolo Bellini di Napoli
“Autunno Danza 2017”, al via l’11 novembre 2017 al Teatro San Carlo di Napoli con “Il Padiglione delle Peonie”