Di: Sergio Palumbo
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Tutto esaurito per l’ultima opera della terza edizione del San Carlo Opera Festival, Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart, su libretto di Lorenzo Da Ponte, tratto dalla commedia di Beaumarchais, che torna al Massimo napoletano dopo dieci anni di assenza.
Prodotto dal San Carlo in collaborazione con il Petruzzelli di Bari ed il Massimo di Palermo, l’allestimento, che vede la regia di Chiara Muti, riesce ad essere accattivante senza costi eccessivi. Le scene di Ezio Antonelli sono leggere e gradevoli, perfettamente simmetriche, con il palazzo nobiliare appena accennato nella sua struttura, una pedana girevole al centro e scale ai due lati, come metafora del cambiamento sociale in atto, che di lì a poco avrebbe portato alla Rivoluzione francese. Con il proseguire degli atti le scene si fanno più scarne e il palazzo diventa sempre più asciutto, fino a sparire del tutto nell’ultimo atto, mentre salici piangenti, appena accennati nel primo atto, invaderanno la scena, a simboleggiare, come scrive la Muti nelle sue note di regia, “l’istinto che prevarica sulla ragione… e la Natura sull’uomo…”. Il disegno luci di Vincent Longuemare ha il pregio di riuscire a valorizzare le scene pur concentrandosi principalmente sui personaggi ed in questo è in perfetta sintonia con la regia della Muti, che proprio sul carattere dei personaggi concentra la propria attenzione, con il raro pregio di non indulgervi troppo, mirando soprattutto ad una vitale dinamicità dell’azione in scena, con un bel risultato di piacevole ed armonica freschezza. In tal senso si inquadrano anche i bei costumi di Alessandro Lai, ben curati e dai colori studiati per delineare a colpo d’occhio l’indole dei singoli personaggi.
A facilitare il lavoro di Chiara Muti c’è senz’altro un cast (tutto italiano nella serata del 2 ottobre, vale la pena sottolinearlo) di ottimo livello, che coniuga ottime doti vocali con pregevoli doti attoriali. Amatissima dal pubblico napoletano, che la ricorda piacevolmente nei ruoli di Musetta nella Bohème del 2012, di Liù nella Turandot del 2015 e nella Carmen che ha aperto la stagione 2015/2016 che volge al termine, Eleonora Buratto, che ha sostituito all’ultimo momento Barbara Frittoli nel ruolo della Contessa d’Almaviva, è senz’altro la più applaudita e si conferma una delle voci migliori del panorama italiano. La Buratto, che nel ruolo si alterna con Cinzia Forte, conferisce al suo personaggio, oltre al bellissimo colore vocale, al fraseggio elegante ed alla straordinaria espressività, un portamento raffinato ed accenti teneri e nostalgici (eccellenti la sua cavatina “Porgi amor qualche ristoro” e l’aria “Dove sono i bei momenti”). Esperta nel ruolo di Cherubino, che ha interpretato diverse altre volte e in cui si alterna con Giuseppina Bridelli, Marina Comparato, già apprezzata nel Falstaff dello scorso marzo in cui interpretava Meg, offre una prova di altissimo livello, sia dal punto di vista vocale che da quello squisitamente teatrale, con una carica irresistibile ed un’esecuzione impeccabile delle arie “Non so più cosa son, cosa faccio” e “Voi che sapete che cosa è amor”. Il Figaro di Alessandro Luongo, che si alterna con Marko Mimica, ha un timbro gradevole e una buona padronanza scenica. Le sue celebri arie “Non più andrai, farfallone amoroso” e “Aprite un po’ quegli occhi” riscuotono ampio successo da parte del pubblico napoletano. Rosa Feola, già applaudita nel ruolo di Nannetta nel Falstaff e che in questa produzione si alterna nel ruolo di Susanna con Maria Mudriak, conferma le sue egregie doti vocali, convincendo sia nei recitativi che nelle arie. La sua “Deh vieni, non tardar” è uno dei momenti più alti di questa rappresentazione. Simone Alberghini, che si alterna con Christian Senn, già apprezzato nel ruolo di Dandini nella Cenerentola rossiniana andata in scena al Massimo napoletano nel 2015, è un efficace Conte di Almaviva, dalla voce profonda e dalla linea di canto omogenea, autorevole quanto basta, per poi rassegnarsi, con una punta di ironia, alla propria sconfitta. Esuberante ed irresistibile, soprattutto nel bizzoso duetto con Susanna del primo atto (“Via resti servita, madama brillante”), la Marcellina di Laura Cherici ha una voce gradevole dall’ottimo volume ed è ineccepibile nell’esecuzione dell’aria “Il capro e la capretta”. Da segnalare la buona, fresca, interpretazione della giovane Giulia Semenzato nel ruolo di Barbarina. Bene anche Fabrizio Beggi (Bartolo), Bruno Lazzaretti (Basilio), Saverio Fiore (Don Curzio) e Matteo Peirone (Antonio).
La direzione di Ralf Weikert, pur non particolarmente briosa, si concentra principalmente sull’equilibrio tra palco e buca e riesce ad amalgamare in modo convincente arie e recitativi, complice l’ottimo lavoro dell’Orchestra del Teatro San Carlo. Bene anche il Coro diretto da Marco Faelli.
L’opera “Le Nozze di Figaro” sarà in scena al Teatro San Carlo di Napoli fino al 4 ottobre 2016.
Link: il sito del Teatro San Carlo di Napoli – www.teatrosancarlo.it
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