Di: Sergio Palumbo
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Dopo dieci anni torna al Teatro San Carlo di Napoli Falstaff, l’ultimo capolavoro di Giuseppe Verdi, straordinario testamento e prima ed unica opera comica del celebre autore bussetano: “Sono quarant’anni che desidero scrivere un’opera comica”, scrisse Verdi in una lettera del 1890. “E sono cinquant’anni che conosco Le allegre comari di Windsor”, proseguiva la lettera, e proprio all’opera shakespeariana è ispirato il libretto di Arrigo Boito. Con il Falstaff il Teatro San Carlo avvia, infatti, le celebrazioni del quattrocentesimo anniversario della morte di William Shakespeare, con venti appuntamenti tra opera (Falstaff), balletto (Romeo e Giulietta) e conferenze dedicate al grande drammaturgo inglese.
Ma la rappresentazione del Falstaff è anche un omaggio al compianto Luca Ronconi, scomparso lo scorso anno, che firmò nel 2013 la regia di questo allestimento, qui ripresa da Marina Bianchi. Il Falstaff era un’opera molto cara a Ronconi, che ne affrontò la regia già nel 1993 e nel 2006, ogni volta reinventandola. In questo allestimento, coprodotto dal Teatro San Carlo, dal Teatro Petruzzelli di Bari e dalla Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Ronconi scelse di eliminare tutto il superfluo, sia in termini di elementi scenici, sia di azione. Le scene, firmate da Tiziano Santi, sono scarne, con dei fondali costituiti solo da tre teli e giusto una manciata di oggetti (un paio di poltrone, all’occorrenza un divano e, soprattutto, il letto di Falstaff), nella scelta di catalizzare l’attenzione sui personaggi e sull’evolvere delle relazioni tra gli stessi. E, soprattutto, di focalizzarsi pienamente sulla parola, vero cuore di quest’opera. In questo, può contare anche su un intelligente disegno luci, curato da A.J. Weissbard. L’opera è ambientata qualche secolo più avanti, più ai tempi di Verdi che a quelli di Shakespeare, con gli effetti della rivoluzione industriale che si traducono in una serie di improbabili macchine a vapore, carrozze, velocipedi e trabiccoli semoventi sui quali montano e si assembrano i vari personaggi, che entrano ed escono dalla scena a bordo di questi eccentrici marchingegni meccanici. Ne deriva un piacevole dinamismo dell’azione, in armonia con i momenti musicali più animati e più movimentati. Meno contestualizzati temporalmente, per precisa scelta, i curatissimi, efficaci, belli e suggestivi costumi di Maurizio Millenotti.
La direzione musicale di Pinchas Steinberg è attentissima a calibrare perfettamente i tempi e l’equilibrio con la buca, ponendo l’ottimo lavoro dell’orchestra del Teatro San Carlo al pressoché completo servizio della parola, in perfetta sintonia con la cifra stilistica della regia. Esemplare la precisione millimetrica dei concertati.
La regia pone un’attenzione estrema ai gesti, alle espressioni ed ai movimenti dei personaggi in scena e trova terreno fertile in questa rappresentazione, che può contare su un cast in cui le pregevoli doti canore sono accompagnate un’ottima qualità attoriale di praticamente tutti i cantanti in scena, a partire da uno straordinario Elia Fabbian (che si alterna con Roberto De Candia nel ruolo del titolo), la cui imponenza scenica e la voce robusta e stentorea ne fanno un Sir John Falstaff impeccabile, riuscendo a rendere perfettamente i diversi stati d’animo che attraversa il personaggio: dalla spavalderia iniziale alla nostalgia dell’inizio del terzo atto, dalla dignità di una nobiltà in disarmo alla consapevolezza finale che, in fondo, “tutto nel mondo è burla”.
Applausi calorosissimi e più che meritati per la Nannetta di Rosa Feola, giovane soprano di San Nicola La Strada dalla voce agile e dal pregevole colore, che regala emozioni nei momenti di maggiore lirismo dell’opera, ossia le scene con Fenton (un altrettanto bravo Leonardo Cortellazzi, che si alterna nel ruolo con Antonio Poli) e la bella romanza della Regina delle fate “Sul fil d’un soffio etesio”, eseguita egregiamente dalla Feola. Stefano Antonucci, che si alterna nel ruolo di Ford con Fabian Veloz, si fa apprezzare per il fraseggio elegante ed il bel timbro. Il suo “monologo delle corna” (“È sogno? O realtà?”) è magistrale. Irresistibili Gianluca Sorrentino e Gabriele Sagona nei ruoli di Bardolfo e Pistola. Le tre allegre comari sono ben interpretate da Eva Mei (Alice), Barbara Di Castri (Quickly) ed Annunziata Vestri (Meg), che si alternano nei rispettivi ruoli con Ainhoa Arteta, Enkeleida Shkoza e Marina Comparato. Bene anche il Dottor Cajus di Cristiano Olivieri, che spicca per il timbro molto gradevole. Ottimo il lavoro del coro diretto da Marco Faelli.
Il Falstaff di Giuseppe Verdi sarà in scena al Teatro San Carlo di Napoli fino al 20 marzo 2016.
Link: il sito del Teatro San Carlo di Napoli – www.teatrosancarlo.it
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