Di: Sergio Palumbo
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Un giovane innamorato e depresso assiste ad una rappresentazione di una sgangherata compagnia di attori. Ad andare in scena è la storia della sua vita, con un copione teatrale tratto dal suo diario. Il giovane, però, non è mai stato a teatro e non conosce le regole teatrali, così inizierà ad interagire con gli attori, scambiati per reali persone di sua conoscenza, fino a baciare appassionatamente la giovane attrice che somiglia così tanto alla donna che ama: Cunegonde. Il giovane che assiste a questa recita è Candide, che vedrà in scena un goffo attore impersonarlo facendolo quasi sembrare un idiota, oltre che scorrere, nel dipanarsi della trama, i rocamboleschi eventi della propria vita, a partire dalle lezioni impartitegli dal suo precettore, il dottor Pangloss, che ha educato il giovane Candide ad una dottrina filosofica imperniata sull’ottimismo, secondo la quale il mondo in cui viviamo è il migliore dei mondi possibili. Il vero Candide assisterà prima affascinato dalla messa in scena, poi si ribellerà alla stessa, nella volontà di riappropriarsi della propria vita per mettersi in cerca della sua amata Cunegonde.
E’ questa la prima scena del Candide di Mark Ravenhill, liberamente tratto dall’omonima opera di Voltaire, che, prendendo spunto dal romanzo del filosofo francese, confuta l’ottimismo buonista che dilaga nei nostri tempi, in cui sembra sempre più improbabile che il nostro sia il migliore dei mondi possibili. Lo fa proponendo cinque scene dove i piani temporali si alternano e, partendo nella Vestfalia del 1755 si arriverà, nella seconda scena, nei nostri anni, in un albergo londinese dove la giovane Sophie, che festeggia il suo diciottesimo compleanno, stermina la propria famiglia in un delirio generazionale dove la giovane accusa i propri genitori di aver distrutto il mondo che avevano ricevuto in eredità. Nella terza scena ci troviamo nello studio di un produttore cinematografico che vuole fare un film sulla storia della madre di Sophie, Sarah, unica sopravvissuta alla carneficina culminata nella morte anche della stessa Sophie. Qui Sarah conoscerà l’ottimismo di Candide, che influenzerà la stesura della sceneggiatura rendendola completamente astrusa dalla realtà dei fatti. L’autore ci riporta, poi, ancora nel Settecento, dove Candide, ormai ribellatosi alla rappresentazione della prima scena e consapevole di sé, giunge nell’Eldorado, in una sorta di commedia musicale dove un gruppo di giovani vivono senza sentire la necessità di regole o di filosofia, in una società pseudosocialista in cui l’individuo si annulla completamente e da cui Candide scapperà via, carico di pietre d’oro, a cavallo di una pecora librata in aria da un insieme di palloncini. L’ultima scena ci porta in un futuro distopico non troppo lontano in cui Pangloss dichiara di aver scoperto il gene dell’ottimismo e di venderlo alla stregua di un farmaco o di un trattamento di bellezza, mentre Candide, ibernato dopo il suo ritorno da Eldorado, si incontrerà con la ormai disillusa Sarah e, finalmente, rivedrà la sua amata Cunegonde, che nel frattempo è diventata vecchia e decrepita. In un’allegoria dell’Europa, della cui bandiera è avvolta, Cunegonde urlerà tutti i terribili eventi e le catastrofi che ha vissuto, sempre all’insegna dell’ottimismo, con il solo desiderio di ricevere un bacio di Candide.
Il testo di Ravenhill, che nelle cinque scene passa per diversi generi teatrali, dalla farsa al pulp, dal musical alla fantascienza, giocando in modo accattivante con gli stili e con il linguaggio teatrale, viene ben valorizzato dalla regia di Fabrizio Arcuri, che è attentissima a mantenere ritmi serrati e a catalizzare l’attenzione dello spettatore per tutta la durata dello spettacolo, che alterna le cinque scene senza intervallo. Arcuri può contare su un cast di bravissimi attori molto ben affiatati, tutti alle prese con l’interpretazione di più personaggi. Lucia Mascino, ad esempio, conferma la sua straordinaria poliedricità cambiando un personaggio ad ogni scena. Irresistibile il Pangloss di Francesco Villano ed è splendidamente delineata la Sarah di Francesca Mazza. Ottima l’interpretazione di Filippo Nigro, sia nel ruolo di Candide che nel ruolo dello sceneggiatore. Notevole il monologo finale della Cunegonde invecchiata di Federica Zacchia. Completano il folto gruppo di ottimi attori Matteo Angius, Domenico Florio, Lorenzo Frediani, Giuseppe Scoditti, Francesca Zerilli, con la partecipazione straordinaria di Luciano Virgilio.
Di grande impatto le musiche, scritte ed eseguite dal vivo dalla talentuosa violinista H.E.R., che è strepitosa anche nelle esecuzioni di celebri brani riarrangiati per la sua voce potente ed un graffiante violino elettrico (bellissima la sua No Surprises dei Radiohead e vera chicca finale è la chiusura dello spettacolo con Sweet Dreams degli Eurythmics). Belle le scene di Andrea Simonetti e curatissimi i costumi, dello stesso Fabrizio Arcuri. Suggestive le immagini dei video a cura di Luca Brinchi e di Daniele Spanò. Calorosissimi gli applausi del pubblico del Teatro Mercadante di Napoli al termine della rappresentazione.
Candide, di Mark Ravenhill, per la regia di Fabrizio Arcuri, sarà in scena al Teatro Mercadante di Napoli fino al 20 marzo 2016.
Link: il sito del Teatro Stabile di Napoli – www.teatrostabilenapoli.it
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