Di: Sergio Palumbo
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Dopo il grande successo riscosso da “Le voci di dentro” la scorsa stagione, i fratelli Servillo tornano sul palco del Teatro Bellini di Napoli per un viaggio che spazia tra la tradizione e le suggestioni contemporanee della poesia e della musica partenopea, per celebrare Napoli e la sua sterminata ricchezza culturale. Con i due fratelli, ad accompagnarli nelle canzoni o a fare da tappeto sonoro per le poesie lette da Toni Servillo, o ad esibirsi in momenti strumentali di grande virtuosismo, sul palco ci sono i Solis String Quartet, quartetto d’archi napoletano, composto da Vincenzo Di Donna e Luigi De Maio ai violini, Gerardo Morrone alla viola ed Antonio Di Francia al violoncello (e, all’occorrenza, alla chitarra).
Lo spettacolo si apre con la poesia Napule di Mimmo Borrelli, che Toni Servillo fa diventare una nenia cantilenante di amore ed odio per Napoli, snocciolandone le sue infinite contraddizioni, tra corruzione e bellezza, rassegnazione ed orgoglio, inondando gli spettatori in un vortice che si conclude con “Napule rin’t all’anema, Napule tumore, Napule senz’anema… Napule r’ammore”. La Tarantella del Vesuvio, eseguita dai Solis String Quartet, travolge il pubblico ancor prima che si riprenda dal fiume di parole di Napule, ma la dimensione si fa più intima con Canzone appassiunata, cantata da Peppe Servillo con grande intensità e l’inconfondibile mimica a cui ci ha abituati.
La malinconica e rassegnata disperazione de L’ommo sbagliato di Raffaele Viviani è subito seguita dalla rabbia maledicente e bestemmiatrice di ’A Sciaveca di Mimmo Borrelli, quasi a voler fondere le due poesie in un binomio di arrendevolezza e sfogo d’ira che troppo spesso caratterizza il nostro popolo.
Tra ‘O guappo ‘nnammurato e Guapparia, cantate da Peppe Servillo, Toni Servillo recita la bella poesia di Enzo Moscato, Litoranea, affresco tagliente, a tratti sarcastico, di una Napoli che sprofonda in un degrado ambientale, culturale e dei costumi, che si conclude con i “Cardellini ‘nfusi che appassionati cantano – Chi tene o mare, chi tene o mare, è cuntento e fesso”.
Scroscianti applausi dopo Mozartango, geniale ibrido tra la musica di Mozart e Libertango di Astor Piazzolla scritto dai due “Solis” Antonio Di Francia e Gerardo Morrone, eseguito superbamente dal quartetto dopo l’Allegretto pizzicato dal Quartetto n. 4 di Bela Bartok e la straordinaria interpretazione di O’ festino, cantata insieme dai fratelli Servillo.
Un grande classico della produzione poetica di Eduardo De Filippo, Vincenzo De Pretore, è declamata con maestria da Toni Servillo, rendendo magistralmente quel misto di tragico e comico in cui il grande drammaturgo napoletano era insuperabile. Dopo Està – Nun voglio fa’ niente cantata da Peppe Servillo e ‘A casciaforte, cantata da Toni Servillo, i due fratelli cantano insieme Dove sta Zazà, in un arrangiamento avvincente, prima del grande classico Maruzzella, interpretata in modo particolarmente sentito da Peppe Servillo, con l’introduzione del ritornello cantato da Toni.
Il Movimento di tarantella dal Quartetto n. 4 di Fabio Vacchi e Minuano di Pat Metheny sono altri due momenti strumentali particolarmente coinvolgenti in cui si esibiscono i Solis String Quartet, mentre Sogno biondo è l’unico brano cantato da Peppe Servillo tratto dal repertorio degli Avion Travel (non contando la cover di Canzone appassiunata nell’album Storie d’amore). In Fravecature, di Raffaele Viviani, Toni Servillo raggiunge uno dei momenti più alti e commoventi della serata, toccando nel profondo il pubblico con un tema quanto mai attuale in un’epoca dove i morti sul lavoro sono un’emergenza sempre più all’ordine del giorno.
Cose sta lengua sperduta è la poesia di Michele Sovente, scritta sia in napoletano che in italiano, che “dà senso a questa breve serata passata insieme”, dice Toni Servillo, e come dargli torto: “Cuce questa lingua smarrita / racconta questa lingua stordita / schegge e cocci di esistenze / che più dei sogni / al buio sono restate”.
Non può esserci finale migliore di Te voglio bene assaje, cantata dai fratelli Servillo accompagnati dai Solis String Quartet, prima di fare il pieno di applausi del pubblico di un Teatro Bellini di Napoli gremito ed emozionato per questo spettacolo che ciascuno porterà dentro di sé come un amuleto per amare sempre più la propria città, anche nei momenti più difficili.
“La parola canta”, con Toni e Peppe Servillo e i Solis String Quartet, sarà in scena al Teatro Bellini di Napoli fino al 17 gennaio 2016.
Link: il sito del Teatro Bellini di Napoli – www.teatrobellini.it
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