Di: Sergio Palumbo
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Con il Don Pasquale di Gaetano Donizetti si chiude la seconda edizione del San Carlo Opera Festival, rassegna estiva di opera lirica e balletto del Massimo napoletano che anche quest’anno ha riscosso un ampio successo in termini di pubblico. L’ultima replica, prevista per domenica 4 ottobre 2015, sarà preceduta dalla consegna del Premio Civitas 2015, che quest’anno va a Samantha Cristoforetti, Franco Dragone e Giuseppe Gaudino.
“Ben è scemo di cervello chi si ammoglia in tarda età” è la morale schiettamente cantata da Norina al termine dell’opera, che si colloca, per analogia di argomento, in una tetralogia ideale, dopo le Nozze di Figaro di Mozart e il Barbiere di Siviglia di Rossini e prima del Falstaff di Verdi. Ma è con il Barbiere rossiniano, rappresentato per la prima volta poco più di vent’anni prima, che il Don Pasquale presenta diverse similitudini, anche in termini di personaggi e di parti vocali (ma è da rimarcare la differenza tra la Rosina rossiniana, contralto, e la Norina donizettiana, soprano). In entrambe le opere è presente un “Don” attempato che vuole sposare una giovane che sembra ingenua ma che in realtà la sa ben più lunga di tutti gli altri, così come c’è un giovane innamorato aiutato da un “deus ex machina”. In entrambe si alternano pezzi buffi con brani dai toni teneri e sentimentali, fino alla disperazione, per culminare in insiemi scoppiettanti. Ed entrambe sono pagine impareggiabili nel panorama dell’opera buffa italiana.
L’allestimento andato in scena al San Carlo non è nuovo, ma è lo stesso già visto nel 2009 all’Arena Flegrea di Napoli (qui la nostra recensione), con un bel gazebo rotante in stile liberty curato nei minimi dettagli da Nicola Rubertelli con la collaborazione di Pasqualino Marino, gli ottimi costumi di Zaira De Vincentiis (cui si può fare l’unico appunto dell’esageratamente grottesco parrucchino fulvo di Don Pasquale) e la regia di Roberto De Simone, qui ripresa da Ivo Guerra. Da non sottovalutare, poi, l’eccellente disegno luci di Carlo Netti, che impreziosisce in modo sostanziale l’intero impianto scenico.
Ottimo il lavoro dell’Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli, diretta in modo attentissimo da Christopher Franklin, più volte acclamato dal pubblico, mentre nel terzo atto il coro, diretto dal Marco Faelli, pur sacrificato nella buca, è impareggiabile nell’“Interminabile andirivieni”.
Nel ruolo del titolo, un istrionico ed irresistibile Paolo Bordogna domina la scena con ottime doti attoriali, oltre ad una voce ampia, dall’emissione omogenea e tecnica sicura. Antonio Siragusa è un Ernesto dal timbro pregevole e brillante, elegante nel fraseggio, giustamente applauditissimo dopo l’aria “Cercherò lontana terra”, mentre è un peccato che la bella serenata del terzo atto “Com’è gentil la notte a mezzo april” giunga troppo lontana per essere pienamente apprezzata. Perfetta sulla scena e dal bel colore vocale, Barbara Bargnesi è una Norina dalla grande espressività, ammiccante quanto basta e agile negli acuti, bravissima nella cavatina “Quel guardo il cavaliere” ed emozionante nel romantico duetto con Ernesto “Tornami a dir che m’ami”. Già apprezzato dal pubblico del San Carlo (come Figaro nel Barbiere di Siviglia – a proposito delle similitudini tra le due opere… – e come Belcore nell’Elisir d’amore), Mario Cassi interpreta un Dottor Malatesta giustamente misurato, sornione ma senza eccessi, forte di un bel timbro brunito ed ottime doti vocali, millimetrico nei recitativi e negli insiemi, con particolare apprezzamento per il suo duetto con Don Pasquale nel sillabato veloce del terzo atto. Bene anche il simpatico notaro di Rosario Natale.
Grande l’entusiasmo del pubblico di un Teatro San Carlo gremito, con ampi applausi per tutti gli interpreti ed autentiche ovazioni, più che meritate, per Paolo Bordogna e per Christopher Franklin.
Link: il sito del Teatro San Carlo di Napoli – www.teatrosancarlo.it
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