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Fondazione Teatro di Napoli

presenta

MAMMA

Piccole Tragedie Minimali

di

Annibale Ruccello

con

Rino Di Martino

regia

Antonella Morea

Aiuto regia e ideazione scene Giovanni Piscitelli

realizzazione scene Up Stage

costumi I Dominorosa

NOTE DI REGIA

Dopo quattro anni di collaborazione con il teatro Bellini non soltanto come attrice ma anche come docente stagista all’Accademia Teatrale ecco che come ennesimo attestato di stima mi è arrivata la proposta di scegliere un testo di teatro per Rino Di Martino e di farne anche la regia. Ho provato un immenso piacere ma anche una immensa paura: non mi sono mai trovata dall’altra parte e proprio non so come si sta fuori dal palcoscenico. Che testo scegliere? Su quale territorio muoversi?

Sul piano della drammaturgia contemporanea la scelta non poteva che ricadere su Annibale Ruccello!

Annibale che conoscevo dai tempi di “Gatta Cenerentola” quando, ricordo, assisteva a tutte le nostre prove e collaborava con il nostro comune maestro Roberto de Simone.

Annibale con il quale avevo ed ho in comune il mondo popolare che lui conosceva bene in quanto studioso di antropologia e delle tradizioni popolari e che io cominciavo a conoscere ed amare e che giorno per giorno mettevo in pratica recitando cantando e “tammurriando”.

Annibale infine autore di “Anna Cappelli” che è stata la mia prima fortunata esperienza di monologante.

Ho scelto per Rino Di martino “Mamma” Piccole tragedie minimali, quattro monologhi dove mamme malefiche raccontano ancora fiabe e che poi via via si trasformano nei vari episodi in figure irrimediabilmente corrotte dai mass-media, una folla di donne attorniate da ragazzini che si chiamano Deborah, Samanta, Morgan, nelle cui conversazioni si confondono messaggi personali, echi televisivi, slogan di rotocalchi; dove la pubblicità si sovrappone alle confidenze – le telenovelas alla sfera privata e gli inni liturgici alle canzonette di Sanremo.

Deliri verbali fondati sulla contaminazione e alterazione del linguaggio. La perdita di rituali propiziatori e liberatori usati nel mondo contadino come protezione e rivelazione dell’inconscio. La contaminazione cui tali rituali sono stati sottoposti dall’ingresso dei media con la conseguente perdita dell’identità collettiva.

La ritualità e il mondo popolare saranno il motore di tutta la messinscena dove l’ambiguo maschile/femminile esprime al meglio il carattere tragicomico dei personaggi.

ANTONELLA MOREA

Anni Ottanta, Campania

Annibale Ruccello prende coscienza dell’introito invadente da parte dei nuovi costumi esterofili, figli di una dilagante “americanizzazione” e dell’espressione estrema di consumismo che ne deriva, favorito altresì dall’incombenza dei media: televisione e computer in testa. …Poi siamo agli anni Novanta del telefono cellulare e di internet (per gli scambi commerciali). …Poi al sospirato Duemila dell’amore via cavo; della conversione in euro; del lifting; de Il Grande Fratello… E poi? Dove ci condurranno (oltre che su Marte), le futuribili sorelle delle sonde Spirit e Opportunity… poi? E… cosa accadrà… poi?

Aspettando che quel qualcosa avvenga, a noialtri mediterranei, restano i barlumi di quella che (seppure corrotta dall’”usura”, dal tempo e dalla fugace memoria) fu la soccorritrice mitologica della Nostra Gente trapassata: la Grande Madre o…

“Mamma”, piccole tragedie minimali che in questo nostro tentativo di rivisitazione, a “suo” modo, vuole interrogarci proprio su tutto questo…

“Nàcqua a Nazarèth… vicino Caivàno… “ dirà Rino Di Martino, mentre, muovendosi in uno scenario di fiaba (rurale e metropolitano nel contempo), attraversando i gesti della più remota tradizione e i mille volti di Madonne iconografiche e iconoclastiche, sarà il nocchiero di questo excursus teatrale dalla complessa drammaturgia.