Di: Sergio Palumbo
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Tutto esaurito al Teatro San Carlo di Napoli per la prova generale aperta al pubblico di Turandot, l’ultimo capolavoro di Giacomo Puccini. Anche stavolta si rinnova l’impegno del San Carlo per il sociale, con due associazioni beneficiarie, cui sarà devoluto parte dell’incasso della serata a sostegno delle loro attività: la Asgam Onlus (Associazione Sostenitori Giovani Amici del Mare) e l’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali).
La notizia della serata è l’indisposizione di Carlo Ventre, il tenore che avrebbe dovuto interpretare il ruolo di Calaf nella prova generale e che nelle recite si alternerà con Marcello Giordani: Ventre, a causa dell’indisposizione, è senza voce. All’ultimo momento viene adottata una soluzione improvvisata: Ventre recita in playback sul palco e viene installato, poco prima della recita, un leggio al lato del palco. Da lì due tenori si avvicendano nel canto della parte di Calaf. I due coraggiosi interpreti sono, nel primo e nel secondo atto, Cristiano Olivieri e, nel terzo atto, Dario Di Vietri. Ma la cosa davvero surreale è che Olivieri interpreta anche il ruolo di Pang nello spettacolo, motivo per cui si è dovuto alternare tra i due ruoli e, nelle scene che prevedono il canto sia di Calaf che di Pang, uno dei due era muto (ad esempio quando Calaf avrebbe dovuto urlare “Lasciatemi passare” a Ping, Pang e Pong). Criticare questa scelta sarebbe troppo semplicistico. Per quanto la soluzione improvvisata possa sembrare azzardata, ciò che va realmente evidenziato è la buona capacità di resilienza del Massimo napoletano, anche in un momento particolarmente turbolento, che registra l’assenza sia del sovrintendente che del direttore musicale: grazie ad Olivieri e Di Vietri è stato possibile salvare lo spettacolo, che comunque è risultato nel complesso dignitoso, trovando il plauso di un pubblico molto caloroso.
Sul podio lo slovacco Juraj Valčhua, che conosce bene l’orchestra del San Carlo, da lui diretta più volte, ma sempre per concerti di musica sinfonica: questa è la prima volta che dirige un’opera al Massimo napoletano e si spera che non sia l’ultima, perché la sua direzione è impeccabile, sia nel valorizzare il fascino orientale della partitura pucciniana, al contempo esaltando la forza drammatica dell’opera, sia nel realizzare un perfetto equilibrio tra palco e buca, anche grazie ad un eccellente lavoro dell’orchestra del Lirico napoletano ed alle ottime prove del coro, diretto da Marco Faelli, e del coro delle voci bianche, diretto da Stefania Rinaldi.
Come detto, nel ruolo di Calaf si sono alternati Cristiano Olivieri e Dario Di Vietri, entrambi applauditissimi dal pubblico che ha apprezzato non solo il coraggio con cui i due si sono all’ultimo momento cimentati nella parte ma anche due buone prove di canto, con una discreta esecuzione, da parte di Di Vietri, della celebre romanza Nessun Dorma, che ha entusiasmato così tanto il pubblico da scatenare applausi a scena aperta mentre l’orchestra ancora stava suonando. Un altro cambio nel cast, però pianificato con più anticipo, aveva coinvolto il ruolo di Turandot, con Jennifer Wilson al posto di Lise Lindstrom. Il soprano americano, che ha debuttato proprio nel ruolo di Turandot nel 2002, si alternerà nelle recite con Elena Pankratova, che nella prova generale si fa apprezzare per il buon volume ed una sicura padronanza del ruolo. Meritatissimo tripudio del pubblico per Eleonora Buratto, che, al suo esordio al San Carlo nel ruolo di Liù, convince pienamente per il bel colore vocale, la sicurezza negli acuti e una notevole espressività, che restituisce pienamente l’intensa passione e la carica drammatica del personaggio. Nelle recite si alternerà con Carmen Giannattasio. Buone anche le interpretazioni di Enrico Marrucci e Massimiliano Chiarolla, rispettivamente nei ruoli Ping e Pong, oltre al già citato Cristiano Olivieri, che ha interpretato anche il ruolo di Pang.
La regia di Roberto De Simone, ripresa da Mariano Bauduin, segue la soluzione di Toscanini, che taglia il finale di Alfano e fa terminare l’opera con la morte di Liù. La scelta può essere più o meno condivisibile, ma la regia non convince per l’eccessiva staticità dell’azione, a volte penalizzando anche l’aderenza al libretto. Anche alcune scelte registiche sono discutibili, come ad esempio il Calaf bendato mentre Ping, Pang e Pong (gli unici che, per fortuna, sulla scena si muovono un po’ più degli altri) cercano di farlo rinsavire nel primo atto o il passaggio di enormi drappi da un lato all’altro del palcoscenico, che coprono il coro e di cui non si comprende pienamente la necessità. Le scene di Nicola Rubertelli sono imponenti, maestose e nel complesso affascinanti, ma alcuni elementi scenici (ad esempio la sfera e la stella che sovrastano la scena nel terzo atto) ed alcuni fondali appaiono stonati e fuori luogo. I costumi di Odette Nicoletti, che vogliono evocare una Cina arcaica e misteriosa, sono curatissimi ma esagerano con la componente mistero, con un uso sovrabbondante delle maschere.
Turandot sarà in scena al Teatro San Carlo di Napoli dal 21 marzo al 1° aprile 2015.
Link: il sito del Teatro San Carlo di Napoli – www.teatrosancarlo.it
sembra curioso, ma questa turandot sembra la copia esatta di quella in arena non molto tempo fà di questa pagliacciata della sostituzione, che non è altro che un cercare di mandare avanti un tenore con la voce nel, scusatemi la parola, c…. il problema più grosso è il pubblico che nella sua immane ignoranza non gliè frega nulla di chi sia gli interpreti o altro.. bha…