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Forum Universale delle Culture
di Napoli E Campania
presenta
Il Teatro dell’Osso
UN PARADISO ABITATO DA DIAVOLI
Direzione Artistica Mirko Di Martino
23-26 ottobre 2014
Cubo d’Oro, Mostra d’Oltremare
via Kennedy, 54, Napoli
Inizio spettacoli ore 21.30
ingresso agli spettacoli gratuito – ingresso alla Mostra d’Oltremare € 1,00
Nel diciassettesimo secolo c’era un detto che circolava sulla bocca dei numerosi viaggiatori stranieri che visitavano Napoli: secondo costoro, la città era “un Paradiso abitato da diavoli”. I turisti stranieri erano affascinati dalla bellezza di Napoli e, allo stesso tempo, atterriti dalla violenza della vita che si conduceva in quella che, all’epoca, era la seconda città più popolosa d’Europa. Eppure, Napoli continuava ad essere una fucina di talenti artistici, una città che ribolliva di creatività e di arte, un centro di scambi e di influenze artistiche di primo livello che metteva in comunicazione il Mediterraneo con il resto d’Europa.
Il Forum Universale delle Culture insieme con il Teatro dell’Osso, con la direzione artistica di Mirko Di Martino, propone quattro giorni di spettacoli, reading e concerti dedicati alla Napoli del Seicento e ai grandi artisti che la abitavano: Caravaggio, Artemisia e Carlo Gesualdo. L’antica città partenopea rivive attraverso il racconto delle grandi opere e delle vite di questi geni turbolenti e “maledetti” che, nella prima metà del Seicento, fecero di Napoli la capitale della cultura europea, anche se per un breve periodo. Caravaggio visse a Napoli solo pochi mesi durante i quali creò uno dei suoi più grandi capolavori: “Le sette opere di Misericordia”. Artemisia Gentileschi si ritirò a Napoli dopo la sua difficile esistenza, tormentata dalla vicenda giudiziaria del suo stupro. Carlo Gesualdo, il grande madrigalista, uccise a Napoli la moglie Maria D’Avalos, colpevole di tradimento. Attraverso il racconto delle vite di questi tre artisti, famosi oggi tanto per la loro arte quanto per la loro vita fuori dal comune, “Un Paradiso abitato da diavoli” fa rivivere la grande stagione artistica del Seicento napoletano con un occhio alla Napoli odierna, crocevia di culture e conoscenze, abitata da un popolo che ha conservata intatta la sua vitalità. E proprio il popolo napoletano, infatti, diventa protagonista a chiusura della rassegna, con un concerto che unisce musica colta e popolare proponendo un suggestivo viaggio attraverso le villanelle, ovvero la forma più antica di canzone popolare.
Giovedì 23 ottobre 2014
ore 17.30: prova aperta al pubblico ore 19.30: primo spettacolo ore 21.30: secondo spettacolo
Domenica 26 ottobre 2014
ore 12.00: terzo spettacolo
Teatro dell’Osso
BELTA’ POI CHE T’ASSENTI
Reading con musiche dal vivo sul Principe Carlo Gesualdo
Scritto e diretto da
Mirko Di Martino
con
Antonio Gargiulo Daniela Ioia Nello Provenzano
in collaborazione con l’Associazione Musicale internazionale “Euterpe”
Trio d’archi
Gennaro Minichiello – violino Rita De Castris – violino Sergio De Castris – violoncello
La vita e l’arte di Carlo Gesualdo rimandano l’una all’altra in un affascinante gioco di specchi: è più famoso il grande madrigalista innovatore della musica polifonica o il potente principe assassino della moglie adultera? Le due biografie appartengono alla stessa persona o bisogna separarle come due personalità distanti l’una dall’altra? Basandosi su testi originali del Seicento, lo spettacolo porta in scena i personaggi della tragica vicenda di amore e morte, quando, in una tragica notte del 1590, nel palazzo di famiglia in piazza San Domenico a Napoli, Carlo Gesualdo uccise sua moglie, Maria D’Avalos, e il suo amante, Fabrizio Carafa. Le fantasiose cronache del tempo raccontarono il delitto esagerandone i particolari e alimentando sospetti e calunnie, descrivendo storie di crudeltà e violenza, di follia e vendetta, che poco avevano a che fare con la verità. Il risultato è che ancora oggi, nella memoria collettiva, sopravvivono due Gesualdo: uno è il Don Carlo della realtà, l’erede di uno dei Feudi più ricchi e importanti del Regno di Napoli; l’altro è il misterioso musicista, il genio che ha consumato la sua vita nel rimpianto dell’atroce delitto. Il successo contemporaneo di Gesualdo è dovuto soprattutto a questo lato romantico di musicista folle, ma la vicenda biografica reale non è meno affascinante. Rifugiatosi nell’omonimo borgo irpino, Carlo Gesualdo cercò di trasformare il suo antico castello in un accogliente palazzo rinascimentale, ospitando artisti e musicisti di fama europea, componendo opere di meravigliosa modernità. Eppure, fino alla fine dei suoi giorni, continuò ad essere per tutti il principe folle che aveva ucciso sua moglie.
Venerdì 24 ottobre 2014
ore 21.00: prima nazionale
Nerosesamo Café-théâtre
CARCIOFI AL BURRO E QUADRI A OLIO
tragicomica ricerca del Caravaggio perduto (reading/studio 1)
(una commedia investigativa)
di
Claudio B. Lauri
con
Luca Saccoia Enzo Attanasio
regia
Luca Saccoia
“Carciofi al Burro e Quadri ad Olio” è una crime comedy, una satira investigativa ambientata tra Londra e Napoli, nel mondo delle aste e delle opere d’arte rubate. Incentrata sulla storia vera del giornalista inglese Peter Watson che, sotto mentite spoglie, seguì la cosiddetta “pista napoletana” nella intricata e misteriosa vicenda de La Natività di Caravaggio, trafugata nel 1969 a Palermo e mai più ritrovata. Liberamente ispirato ai fatti reali, il protagonista della vicenda, Peter Adson, una sorta di alter-ego buffo del personaggio storico, pretende di leggere segnali chiari di un suo mistico ingaggio nella missione segreta di recupero dell’opera da parte dell’agente segreto Roberto Siviero (alter-ego fittizio di Rodolfo Siviero), in un pomeriggio tranquillo mentre beve un afternoon tea al Savoy sullo Strand. Sospeso tra cronaca e isteria, Adson cambia identità, si trasforma, anche fisicamente, per rendersi credibile come mercante d’arte, rispondente al nome di John Blake. La pista che segue lo porta curiosamente, dopo un anno di aste e inseguimenti oltreoceano, a Napoli. Finalmente potrà visionare il quadro, nelle mani di un misterioso Mister X. L’appuntamento è fissato per la mattina del 23 Novembre, in un paesino in provincia di Salerno: Laviano. John Blake è arrivato a Napoli da poche ore con il suo assistente. Preso dall’eccitazione, nella sua prima notte napoletana, il finto mercante inglese sogna di essere il pittore Rubens alla ricerca del maestro Caravaggio, prima per le strade di Roma, poi lungo i vicoli di Napoli. Ma il Caravaggio non si trova: è fuggito non si sa dove. Il colpo di scena finale è al risveglio: Mister X non risponde più al telefono. È la mattina del 23 Novembre 1980, l’Italia è sconvolta dalla notizia di un violento terremoto nell’Irpinia. Laviano è rasa al suolo, con Mister X e il suo prezioso tesoro, ammesso che sia mai esistito. Qualcuno avvista un eccentrico mercante d’arte inglese, con papillon e bastone da passeggio, mentre vaga disperato tra le macerie del paese distrutto.
Venerdì 24 ottobre 2014
ore 12.00: prova aperta al pubblico
Sabato 25 ottobre 2014
ore 21.00: prima nazionale
Teatro dell’Osso
ARTEMISIA
Spettacolo teatrale su Artemisia Gentileschi
Scritto e diretto da
Mirko Di Martino
con
Titti Nuzzolese Antonio D’Avino
Aiuto regia Laura Cuomo
Costumi Annapaola Brancia D’Apricena Sartoria C.T.N. 75 di Davide Canzanella
La vita e l’opera di Artemisia sono profondamente legate, o almeno lo sono per noi, che abbiamo inserito la figlia di Orazio Gentileschi tra i grandi della pittura solo molto di recente, recuperando innanzitutto la vicenda processuale del suo stupro come uno dei primi esempi di femminismo. La verità è che Artemisia resta, ancora oggi, una figura molto misteriosa, su cui si sa relativamente poco. Quello che essa fu davvero lo si può ricostruire in parte dalla lettere riemerse di recente, dalle quali viene fuori l’immagine di una donna sicura del proprio ruolo, una pittrice consapevole della propria arte, una commerciante che vende e promuove la propria opera con sfacciata sicurezza. Ne vengono fuori, però, anche le sue debolezze, il suo desiderio di un amore vissuto intensamente, la sua gelosia e le sue paure. A Napoli si conserva il dipinto più famoso di Artemisia, quel “Giuditta e Oloferne” che faceva impallidire i suoi contemporanei per la crudezza della rappresentazione; a Napoli, Artemisia visse trent’anni e morì in un giorno imprecisato del 1653. Ma quali tracce ha lasciato Artemisia a Napoli, oggi? Molto poche. Il nostro spettacolo parte da qui, da Napoli, dove Artemisia si è rifugiata molti anni prima: la pittrice è alla fine della sua carriera, stanca, disillusa. Senza alcuna spiegazione apparente, Artemisia viene costretta da un magistrato a raccontare ancora una volta i particolari di quel giorno del 1612 quando il pittore Agostino Tassi, amico e collega di Orazio Gentileschi, la violentò nella sua casa romana. La donna credeva di aver chiuso i conti con quella storia al termine del processo che condannò Agostino Tassi per stupro, ma scopre adesso che tutta la sua vita e la sua stessa opera ne sono state segnate troppo in profondità. Artemisia è obbligata a confrontarsi con le sue paure, i suoi dubbi, i suoi desideri di gloria, di affermazione di sè come artista prima che come donna. In un mondo dominato dai maschi, Artemisia scopre che le è preclusa ogni libertà e autonomia. Perfino la sua arte viene interpretata come un continuo ritorno sul tema della violenza e della vendetta, dello stupro e della castrazione. Artemisia credeva di essere diventata libera grazie all’arte, adesso scopre che era la sua prigione.
Domenica 26 ottobre 2014
ore 21.00
Raffaello Converso
in
CH’IO MORO MIRANDO A TE!
Canzoni villanesche tra colto e popolare
con
Roberto Natullo – flauti e percussioni
Leonardo Massa – violoncello e calascione
Umberto Leonardo – chitarra
Il programma che Raffaello Converso, accompagnato da tre raffinati musicisti : Roberto Natullo, Leonardo Massa e Umberto Leonardo, presenta, vuole evidenziare l’ambivalenza tra colto e popolare, metamorfosi, travestimenti e metafore nelle villanelle della Napoli rinascimentale, repertorio che caratterizzò la colonna sonora partenopea del XVI secolo. La vivacità culturale del temperamento partenopeo, amava esprimersi nelle forme improvvisate e disorganizzate della festa e del carnevale, della danza, del canto e dei gesti del teatro di strada. Da queste premesse Napoli sviluppò nel ‘500 un genere musicale originale che ebbe grande fortuna in tutt’Italia: la Canzone Villanesca o Villanella alla Napoletana. L’etimologia di villanella deriva da villano: rozzo, popolare, incolto. Questo significa che non si tratta di opere di stile raffinato, ma di composizioni pervase dalla rustica e pepata verve popolare. I testi di queste villanelle, di carattere burlesco, contengono spesso metafore, proverbi popolari, doppi sensi erotici ed espressioni onomatopeiche, quelli in dialetto, usano il vernacolo anche come forma di identità politica e di protesta del popolo napoletano contro il dominio spagnolo. La villanella, con la sua aggressiva semplicità, contrasta con l’aulica moderazione del madrigale, descrivendo in forma satirica la vita nei quartieri più popolari di Napoli. La bellezza melodica si accosta all’incantamento del continuo gioco di travestimenti, simbolismi e linguaggio cifrato del testo, rendendo la Villanella uno dei generi più originali e seducenti della musica del Rinascimento.
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