Di: Sergio Palumbo
Tempo di lettura stimato: 2 minuti
L’umore di Montalbano è grigio come il cielo che sopra Vigata e l’intera Sicilia scarica fulmini e acqua “a tinchitè”, tutto sommergendo in un mare di fango. L’amata e lontana Livia da un po’ di tempo sembra aver perso gioia e voglia di vivere, mentre mille piccoli e fastidiosi segnali suggeriscono al commissario l’approssimarsi della vecchiaia, con le inevitabili limitazioni alla dinamica dell’esistenza. Così, quando l’ennesimo morto ammazzato dà il via a una nuova indagine, per Montalbano è solo fastidiosa routine, affrontata di malavoglia e senza interesse. Ma poi, quando certi curiosi particolari – un morto scalzo e seminudo che, ferito a morte e sotto la pioggia, va in bicicletta a morire in un cantiere fermo – aprono scenari impensati, è ancora una volta l’indignazione morale che scuote dal profondo il commissario e ancora una volta lo motiva nella sua azione, al solito coraggiosa fino alla temerarietà e incurante del pericolo.
E’ il consueto scenario del malaffare quotidiano che sembra ormai radicato come un cancro nelle visceri del nostro paese, fatto di appalti truccati e di costruzioni tirate su con i materiali più scadenti per lucrare sulla pelle degli utenti, di denaro sporco riciclato in mille modi, di una mafia sempre più aggressiva e di politici conniventi, che usano il loro potere per arricchirsi alla faccia delle istituzioni e della gente che dovrebbero tutelare. Il fango che copre la cittadina e si accumula quasi a formare piccole montagne è la metafora, il materializzarsi di quell’altro fango ancor più sozzo che le azioni umane producono, quando si siano dimenticati ogni remora morale e ogni senso di umanità, a tutto anteponendo la sete di denaro e di potere.
Ma c’è ancora uno spiraglio di sereno, tra le crepe del fango spunta qualche timido stelo verde. Ci sono ancora coscienze sane e magari hanno il candore imbranato di Catarella o il piglio energico del bravo Fazio, gli uomini con cui Montalbano arriva ogni volta ad affermare, contro ogni avversità dei tempi e dei costumi, la sua voglia di giustizia e di solidarietà umana, contro la corruzione e le soperchierie dei delinquenti e dei sepolcri imbiancati loro complici, ancor più pericolosi e disumani.
“Arrevuoto 2014”, per la quinta edizione di “Teatri senza etichetta”, presso la comunità Dedalo di Bacoli
Ultimi appuntamenti della rassegna Pausilypon Suggestioni all’imbrunire