Di: Sergio Palumbo
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Ammirare “l’incomparabile originalità della vita”. Sembra questo il destino dell’uomo moderno, che deve prendere semplicemente atto che “la vita non è né bella, né brutta: è originale”. Zeno Cosini, davanti al mare di Trieste, lo dice al cognato Guido Speier, sull’orlo del baratro economico per delle operazioni finanziarie piuttosto sconsiderate. Tema alquanto attuale. La cosa che colpisce di più è proprio che il libro di Svevo è di quasi un secolo fa e ad ogni rilettura stupisce per la straordinaria attualità dei temi trattati. Anche l’adattamento di Tullio Kezich, pur risalendo al 1964, è tutt’altro che consumato e riesce a rendere egregiamente i temi trattati nel libro di Svevo in tutta la loro attualità. La prima scena è ambientata nello studio del dottor S., lo psicanalista di Zeno Cosini (lo stesso che nell’artificio letterario di Svevo avrebbe pubblicato per vendetta le memorie del suo paziente) e la rappresentazione si snoda secondo gli stessi capitoli del libro di Italo Svevo: il fumo e l’ultima sigaretta, la morte del padre, la storia del matrimonio con Augusta Malfenti, il tradimento con l’amante Carla, l’associazione commerciale con il cognato fino al suicidio di quest’ultimo e la riflessione finale sulla psicanalisi, in cui Zeno, abbandonata la cura, si autoproclama guarito, perché la malattia è la vita stessa ed è sano solo chi si convince di esserlo. Non esiste peggior malattia della vita: “A differenza delle altre malattie la vita è sempre mortale”.
Nella rappresentazione con la regia di Maurizio Scaparro, nel ruolo di Zeno Cosini, a reggere egregiamente la pesante eredità di illustri predecessori (Alberto Lionello, Giulio Bosetti e Massimo Dapporto), uno straordinario Giuseppe Pambieri si conferma, ancora una volta, uno dei più grandi attori della scena teatrale italiana, con una versatilità ed una poliedricità che hanno pochi eguali. Pambieri riesce a rendere perfettamente le sfumature del personaggio, con un piglio ironico e talvolta beffardo, a tratti sardonico, riuscendo a rendere con leggerezza anche i momenti più introspettivi, anche grazie ad una regia che molto gioca sui dialoghi e sui ritmi, con continui cambi di scena ed una cura che scende fino al più piccolo dettaglio. Molto suggestive le scene di Lorenzo Cutùli ed è da rimarcare l’ottimo il lavoro sui costumi ad opera di Carla Ricotti. Oltre a quella di Pambieri, tra le altre interpretazioni, tutte di buon livello, spicca quella di Francesco Wolf nel ruolo di Guido Speier.
Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Mercadante di Napoli fino al 23 marzo 2014.
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