Di: Sergio Palumbo e Alessandra Staiano
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Se vivere è un abuso e non un diritto, allora vale la pena abusare fino in fondo, in una folle ed insaziabile corsa verso il precipizio. Potrebbe sembrare una metafora dell’intera umanità, ma di sicuro è il tema centrale del Don Giovanni, il “mito” divenuto tale grazie a Mozart e Molière e che Filippo Timi riscrive e reinterpreta in chiave pop.
Eccessivo, coloratissimo, dissacrante e amaro: così è il Don Giovanni di Timi.
Eccessivo come la fame d’amore che segna il carattere di Don Giovanni, esaltandone le capacità di ammaliatore e ingannatore, visto che si fa lui stesso grande seduttore del suo pubblico.
Coloratissimo come gli ingombranti e straordinari costumi di Fabio Zambernardi, in cui i personaggi in scena vengono ingabbiati per esaltarne le singole caratteristiche: la voluttà di don Giovanni attraverso i suoi cappotti voluminosi e incongruenti tempestati come sono da tappeti di fiori, parrucche o accessori femminili, il sadomasochismo e le sofferenze di donna Anna con quella pelle nera simil-lattex bordata di innocenti pizzi rosa, l’ambiguità di Leporello e Ludovico e i loro pantaloni ‘fluiformi’, l’impazzimento amoroso di donna Elvira con il velluto rosso straripante, l’ingenuità di Zerlina addobbata come una meringa.
Dissacrante perché Filippo Timi riesce ad alternare in maniera perfetta i momenti di maggiore intensità con le battute lancinanti, sdrammatizzando a ogni piè sospinto qualsiasi scambio di battute appena un po’ più filosofico. Prende molto in giro le donne che ama o che dovrebbe amare questo don Giovanni, ma prima di tutto prende in giro anche sé stesso grazie a una straordinaria autoironia. Amaro perché in quel don Giovanni, così mascalzone, così ingannatore, Timi fa rispecchiare il pubblico, mostrando meschinerie piccole e grandi, mettendolo di fronte ai propri inganni e alle proprie manie, incalzandolo a confrontarsi con l’amore e con la morte.
Lo spettacolo è volutamente sontuoso e barocco con l’apparire su una scena sostanzialmente spoglia di oggetti coloratissimi e, di primo acchito, incongruenti. Fondamentale il ruolo delle luci magistralmente orchestrate da Gigi Saccomandi.
Il grande mattatore della scena è in assoluto Filippo Timi, geniale artista, istrionico attore di straordinario talento, che usa il fisico, la voce e il volto senza sbagliare mai una mossa. Bravissimi tutti gli attori che si muovono intorno a lui. L’energia vitale scorre abbondante in questo spettacolo che conferma quanto sia interessante il lavoro che Timi sta facendo nella riscrittura dei “miti” teatrali: il don Giovanni arriva, infatti, dopo l’Amleto. Non resta che aspettare quali altri sorprese Timi riuscirà a regalare alle scene italiane.
Il Don Giovanni di Filippo Timi, approdato venerdì 29 novembre 2013 al Teatro Bellini di Napoli per una “prima” affollata e di gran successo, sarà in scena a Napoli fino all’8 dicembre 2013.
Link: il sito del Teatro Bellini di Napoli – www.teatrobellini.it
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