Di: Sergio Palumbo

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C’era una volta la Biblioteca di Studio Uno. Correva l’anno 1964 e l’indimenticabile Quartetto Cetra proponeva otto parodie canzonettistiche di celebri opere letterarie (dal Conte di Montecristo di Alexandre Dumas all’Odissea di Omero), con quella raffinata grazia e quella maestria per i quali il pubblico del piccolo schermo italiano li ha tanto apprezzati ed amati. Una delle parodie doveva essere quella dei Promessi Sposi, ma, per diversi motivi, ci vollero poco più di vent’anni per poterla vedere ed ancora oggi è una delle perle da antologia della televisione pubblica, con Al Bano e Romina Power nei ruoli di Renzo e Lucia.

Dopo altri vent’anni e poco più, un gruppo di cinque talentuosi cantanti-attori iniziavano a lavorare ad una nuova parodia in musica dei Promessi Sposi, con un vincolo ben preciso: una durata complessiva di dieci minuti. Nel 2009 il video della parodia veniva pubblicato su Youtube ed il popolo della rete ne decretava il clamoroso successo: ad oggi, oltre 2.800.000 visitatori. Grazie ad Internet, tutto il popolo della rete, a prescindere dalla collocazione geografica, poteva finalmente apprezzare la genialità degli Oblivion, in attività sin dal 2003, principalmente nei teatri della scena bolognese. Ma la popolarità più ampia sarebbe arrivata successivamente, grazie al piccolo schermo (così tanto caro al Quartetto Cetra), prima a “Parla con me” di Serena Dandini e poi come ospiti fissi a Zelig nel 2011.

Ma i cinque non hanno mai abbandonato il teatro, portando, finalmente in tutta Italia, il loro modo di fare comicità, con quel gusto un po’ retrò e la raffinatezza mai esagerata e mai volgare che non si vedeva dai tempi, appunto, del Quartetto Cetra, frammista a quell’umorismo surreale che tanto ricorda i Monty Python, dando vita ad un cocktail originalissimo ed irresistibile.

Oblivion Show 2.0 – Il Sussidiario raccoglie i migliori lavori del gruppo, giocando con la musica e le parole, con la letteratura e l’attualità, tra comicità e satira, in una vera maratona di risate e divertimento, che è colto senza essere pedante, leggero senza essere banale, raffinato senza essere snob. Difficile pensare ad un equilibrio maggiore.
Già dall’inizio dello spettacolo, che inizia a sipario chiuso con l’audio dei “trailer cinematografici” de L’infinito di Leopardi e de La cavalla storna di Pascoli, si capisce che ci sarà da divertirsi. Lo spettacolo passa per Bollywood (Tutti quanti voglion fare Yoga, con l’idea simpaticissima del “video da completare” in rete), per il cafè chantant, dove il Burlesque viene anagrammato in Berlusque, per la letteratura, con Dante, Pinocchio ed, ovviamente, I Promessi Sposi, che sono lasciati, dulcis in fundo, come bis.
Altre trovate geniali sono il mimo di celebri canzoni italiane (Io amo di Fausto Leali e Ancora di Eduardo De Crescenzo), la versione rap di Una zebra a pois di Mina, gli scout che cantano su un ipotetico prato alle prese di un inopportuno disturbatore e l’inverosimile ed esilarante duetto vocalist-consonant. Ma il momento in cui si può apprezzare appieno il grande talento vocale e virtuosistico dei cinque è quello in cui si divertono a mescolare gli stili musicali (Bohemian Rhapsody con le parole delle canzoni di Gianni Morandi, Eros Ramazzotti “a tenore” sardo, i brani di Zucchero letti in stile ecclesiastico, il fantasioso mix tra Bach e Lady Gaga, solo per citarne alcuni).
Non manca la satira dell’attualità politica e di costume, che non risparmia né destra né sinistra, spaziando da Ruby ai radical chic, passando per le sconfitte della sinistra italiana e certe reminiscenze totalitaristiche, con una palese condanna delle brutture della dittatura fascista.

Oblivion Show 2.0 – Il Sussidiario sarà in scena fino al 24 marzo 2013 al Teatro Bellini di Napoli (www.teatrobellini.it). Per informazioni sugli Oblivion e sul loro tour teatrale: www.oblivion.it