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Martedì 23 ottobre 2012, Sala Assoli di Napoli
Laura Curino in Scintille di Laura Sicignano
Il testo rievoca il tragico incendio nella fabbrica di camicette Triangle Waistshirt Company, dove persero la vita 146 persone, quasi tutte ragazze
Sarà lo spettacolo Scintille interpretato da Laura Curino, a inaugurare martedì 23 ottobre 2012 alle ore 20.30 (in scena fino a domenica 28), la stagione teatrale 2012/2013 della Sala Assoli di Napoli, programmata dalla Fondazione Salerno Contemporanea – Teatro Stabile di Innovazione.
Lo spettacolo, dopo le repliche a Napoli, sarà in scena, da giovedì 20 a domenica 23 dicembre 2012, alla Sala ex Salid di Salerno.
Scritto e diretto da Laura Sicignano, Scintille racconta la tragedia delle operaie che il 25 marzo 1911, a New York, rimasero uccise nell’incendio che avvolse l’ottavo piano del grattacielo, nel quale aveva sede la Triangle Waistshirt Company, fabbrica produttrice di camicette.
L’allestimento, presentato da Teatro Cargo di Genova e dal Festival di Borgio Verezzi, si avvale della ricerca storica a cura di Silvia Suriano, le musiche originali di Edmondo Romano, le scene di Laura Benzi, i costumi di Maria Grazia Bisio
Laura Curino rievoca, in scena, quella giornata dal punto di vista delle protagoniste: una madre e due figlie, emigrate dall’Italia in cerca di fortuna.
Alle ore 16 e 40 di quel fatidico giorno, appena un quarto d’ora prima della chiusura della fabbrica, sono al lavoro circa 600 persone, per lo più donne giovanissime. La maggior parte di loro conosce a malapena l’inglese, poichè immigrate italiane o dall’Europa dell’Est e rappresentano il principale sostegno economico per le loro famiglie.
Una scintilla, appunto, forse è scaturita da una delle fioche lampade a gas che illuminano le file di cucitrici, chine sulle loro macchine. In un attimo, all’Ottavo piano del grattacielo che ospita la fabbrica, prendono fuoco le camicette appese sopra le teste delle lavoratrici, gli avanzi di tessuto ammucchiati in enormi cumuli negli stanzoni, i rocchetti di filo.
Non esiste un’adeguata protezione antincendio e il fuoco impedisce di fuggire. C’è solo una scala d’emergenza, che subito crolla sotto il peso delle operaie. Le porte sono sbarrate: le hanno chiuse i proprietari della fabbrica, per impedire che le lavoratrici escano prima dell’orario stabilito. La tragedia si svolge in 18 minuti 146 morti, quasi tutte ragazze.
Negli anni precedenti le operaie avevano tentato inutilmente di ottenere migliori condizioni di lavoro e di sicurezza. Seguiranno una serie di processi, da cui i proprietari della fabbrica usciranno praticamente impuniti.
Ma la scintilla della protesta si è sprigionata da questa terribile vicenda, che diventerà uno dei precedenti storici per la Festa della Donna. Molti altri episodi hanno concorso a dar vita all’8 marzo: è certo che, se anche fosse anche falso il collegamento storico, non c’è episodio nella storia delle donne più adatto a segnare un punto di svolta.
Scintille, di Laura Sicignano
Napoli, Sala Assoli – dal 23 al 28 ottobre 2012
Inizio delle rappresentazioni ore 20.30 (feriali), ore 18.00 (domenica)
Info e prenotazioni al numero 08119563943 email botteghino@associazioneassoli.it
Da martedì 23 a domenica 28 ottobre 2012
Napoli, Sala Assoli
Teatro Cargo e Festival di Borgio Verezzi 2012
presentano
Scintille
con Laura Curino
testo e regia di Laura Sicignano
ricerca storica Silvia Suriano, musiche originali Edmondo Romano,
scene di Laura Benzi, costumi di Maria Grazia Bisio
durata della rappresentazione 60’ circa, senza intervallo
New York, sabato 25 marzo 1911, ore 16 e 40: manca un quarto d’ora alla chiusura della fabbrica Triangle Waistshirt Company, produttrice di camicette.
Sono al lavoro circa 600 persone, per lo più donne giovanissime. La maggior parte sa a malapena l’inglese: sono immigrate italiane o dall’Europa dell’Est e rappresentano il principale sostegno economico per le loro famiglie. Laura Curino rievoca questa giornata dal punto di vista delle protagoniste, una madre e due figlie, emigrate dall’Italia in cerca di fortuna.
Una scintilla. Forse è scaturita da una delle fioche lampade a gas che illuminano le file di cucitrici, chine sulle loro macchine. In un attimo, all’Ottavo piano del grattacielo che ospita la fabbrica, prendono fuoco le camicette appese sopra le teste delle lavoratrici, gli avanzi di tessuto ammucchiati in enormi cumuli negli stanzoni, i rocchetti di filo. Non esiste un’adeguata protezione antincendio. Il fuoco impedisce di fuggire. C’è solo una scala d’emergenza, che subito crolla sotto al peso delle operaie. Le porte sono sbarrate: le hanno chiuse i proprietari della fabbrica, per impedire che le lavoratrici escano prima dell’orario stabilito.
La tragedia si svolge in 18 minuti: 146 morti, quasi tutte ragazze.
Le operaie dell’Ottavo, Nono e Decimo piano sono imprigionate dalle fiamme. Cercano di scappare con il montacarichi: crolla sotto il peso eccessivo dei corpi. Un gruppo di studenti che assistono alla scena dal grattacielo accanto, creano una passerella sul tetto e riescono a salvare moltissime ragazze. Ma presto la passerella cede. Molte restano asfissiate dal fumo. Non rimane che un’unica via d’uscita: saltare giù. La folla da sotto urla: “Non saltare!”. Ma le alternative sono due: saltare o morire bruciati. Cento metri dalle finestre al marciapiede. Anche se i pompieri hanno teso delle reti per accogliere le fuggitive, l’altezza è tale che la stoffa di rompe. Una cascata di corpi. Ragazze dai cornicioni si lanciano tenendosi per mano. Ragazze in fiamme. Centinaia di corpi sul selciato.
Negli anni precedenti le operaie avevano tentato inutilmente di ottenere migliori condizioni di lavoro e di sicurezza. Seguiranno una serie di processi, da cui i proprietari della fabbrica usciranno praticamente impuniti.
Ma la scintilla della protesta si è sprigionata da questa terribile vicenda, che diventerà uno dei precedenti storici per la Festa della Donna. Molti altri episodi hanno concorso a dar vita all’8 marzo: è certo che se anche fosse anche falso il collegamento storico, non c’ è episodio nella storia delle donne più adatto a segnare un punto di svolta.
Quanti di noi oggi ricordano ancora questa storia?
Scrive Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera: “Due bambine, due sorelle, precipitarono prese per la mano; vennero separate durante il volo, ma raggiunsero il pavimento nello stesso istante, entrambe morte. Forse erano Rosaria e Lucia Maltese, forse Bettina e Francesca Miale, forse Serafina e Sara Saracino… Erano centinaia, le ragazze e le bambine italiane che lavoravano lì, sfruttate da quei carnefici. Centinaia. E almeno 39 identificate («da un anello, da un frammento di scarpa») più dieci ufficialmente disperse, videro finire così il loro sogno americano. I loro assassini, al processo, vennero assolti. L’ 8 marzo, dopo tante rimozioni, ricordiamoci anche di loro”.
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