Di: Alessandra Staiano

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Lettura fedele del testo e interpretazione magistrale di Carlo Giuffrè in “Questi Fantasmi”, intramontabile commedia di Eduardo De Filippo andata in scena venerdì sera al Supercinema nell’ambito della stagione di prosa, diretta da Lello Radice. Magistrale nel senso stretto della parola, perché Carlo Giuffrè è un maestro del teatro napoletano. E sul palco si vede, eccome.

Giuffrè ha talmente tanta personalità, esperienza e spessore artistico da non far rimpiangere allo spettatore neanche per un secondo il ‘mitico’ e indimenticato Eduardo, autore e interprete della commedia incentrata sulle sventure di Pasquale Lojacono. Neanche nel famosissimo monologo sulla felicità data da un caffè preso in tranquillità sul balcone di casa, dove si sottolinea “l’importanza del coppetiello di carta” (scena che si svolge davanti all’invisibile, ma sempre presente dirimpettaio professore Santanna) Giuffrè ammicca a quello che potrebbe sembrare un’imitazione di Eduardo. Davvero non ne ha bisogno.

Altrettanto bravo e credibile fino all’ultima battuta è Piero Pepe nelle vesti del portinaio Raffaele, ladruncolo e pettegolo, che apre al protagonista la casa dei ‘fantasmi’, quel lussuosissimo appartamento in un palazzo secentesco piazzato nel cuore di Napoli con le sue 18 stanze e 68 balconi che porterà ‘fortuna’ a Pasquale Lojacono nonostante la fama di essere infestato dai fantasmi. Perché i ‘fantasmi’ serviranno, in realtà, a coprire agli occhi del protagonista i tradimenti della bella e giovane moglie, com’è noto dalla trama che chiunque appena un po’ appassionato di teatro napoletano conosce. Spicca per intensità anche l’interpretazione Antonella Cioli, nelle vesti di Armida la moglie tradita che si trasforma in una nuova anima dannata che si presenta agli occhi di Lojacono. Bella prova, dunque, per un testo che lascia sempre la stessa domanda nella testa e nel cuore dello spettatore: ma quali sono i fantasmi- i vivi o i morti- di cui avere più paura?