Di: Redazione
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5 gennaio ore 18.00 – 6 gennaio ore 11.00 | Teatro San Ferdinando
La storia di Hansel e Gretel
testo, scene, luci e regia Michelangelo Campanale
con Catia Caramia, Giulio Ferretto, Paolo Gubello, Maria Pascale
costumi Cristina Bari
assistente di produzione Sandra Novellino
tecnico luci Vito Marra
una produzione Crest
premio L’Uccellino azzurro 2009
per bambini dai 5 anni in su
posto unico € 6,00
La storia dio Hansel e Gretel è il secondo appuntamento della rassegna “Grandi favole della responsabilità” presentata dal Teatro Stabile di Napoli in collaborazione con I Teatrini.
Dalla fine di dicembre e fino alla metà di marzo, il Teatro San Ferdinando sarà il luogo dove ragazzi e adulti, insieme, potranno assistere a quattro adattamenti teatrali di favole famose, quelle favole che da sempre aiutano i bambini a crescere e ad affacciarsi sul mondo senza paura di perdersi.
Nella regione tedesca dello Spessart esiste ancora una fitta foresta, difficile da attraversare con i suoi pochi e aspri sentieri, resi ancora più difficoltosi da giganteschi e ombrosi pini e faggi, i cui rami intralciano il cammino. Per i contadini della zona è “il bosco della strega”, per via di un rudere con i suoi quattro forni e della storia di una donna bellissima che, con i suoi dolci magici, catturava quanti, perdendosi nel bosco, arrivavano nei pressi della sua casa. Sembra essere questa l’origine della fiaba di Hansel e Gretel, racconto “ombroso” come il bosco, reso ancora più inquietante dalla presenza di una donna che appare ai due fratellini bellissima, accogliente e materna, ma strega che inganna e mangia i bambini.
Nello spettacolo, come nella fiaba, la sua presenza getta una luce mutevole su ogni passaggio della storia: il giornaliero inganno dell’immagine nasconde verità opposte o semplicemente più complicate. La casa, il bosco, il sentiero illuminato dai magici sassolini, le piume lucenti del cigno, tutto gira e si trasforma, per poi ritornare con una luce nuova, come il sole ogni mattina.
“Cosa è buono? Cosa è brutto? Ciò è vero o ciò appare… non lasciatevi ingannare!”.
In tempi di recessione economica, raccontare ai bimbi della società dei consumi una favola che prende avvio proprio dalla prosastica difficoltà di un padre e di una madre a sfamare i figli può non essere un esercizio di stile. Del resto, le favole non lo sono mai. Quali ansie d’abbandono, paura di non vedere soddisfatti i propri bisogni, quali fantasmi prendono corpo in bambini che sentono minacciata la propria avidità di benessere? Uno spettacolo sospeso tra realtà e favola, perché i bambini imparino a dare valore alle cose e soprattutto alla loro capacità di discernere e conquistarle, a superare la dipendenza passiva, quella dai genitori e quella…dall’abbondanza.
Recensione del libro “La libreria del buon romanzo” di Laurence Cossè (Edizioni E/O)
Dal 6 gennaio 2011 al Teatro Elicantropo di Napoli “Il povero Piero”