Tempo di lettura stimato: 2 minuti
Pensava di attraversare campi minati tutti i giorni alla volta di vite da salvare. Si ritrova con le forbici in mano a tagliare capelli, dare colori e, soprattutto, a insegnare anche “l’arte della ceretta all’inguine”, segnando in questo modo sì una piccola grande rivoluzione per le donne afghane.
Storia vera di Deborah Rodriguez, inquieta parrucchiera del Michigan che nel maggio 2002 arriva per la prima volta a Kabul come volontaria della piccola organizzazione umanitaria Care or All Foundation. Storia raccontata direttamente dalla protagonista, senza enfasi e con tanta autenticità, in un libro che è insieme diario personale e affresco corale del quotidiano in un paese in guerra.
Giunti a Kabul, per ciascun volontario – medico, infermiere o ingegnere che sia- c’è qualcosa da fare, un compito preciso cui adempiere. E Debbie la parrucchiera è frustrata e disorientata quando le uniche mansioni che riesce ad ottenere nella rigida e protetta organizzazione di volontariato riguardano il bucato o la preparazione di cartelli di benvenuto. Quasi per caso, però, comincia a fare il suo mestiere: la parrucchiera, appunto. Scoprendo che a Kabul ce n’è un gran bisogno. Perché – a chi legge il libro salta evidente agli occhi- in un paese in guerra c’è innanzitutto bisogno di normalità, perché è proprio la difficoltà, se non quando la vera e propria impossibilità, a fare le cose di tutti i giorni a fartela vivere sulla pelle, la guerra. Andare dal parrucchiere, fare una manicure, truccarsi per le nozze sono gesti normali anche per le donne afghane che da Debbie, tolti i pesanti burqa che ne coprono corpi e volti a volerne cancellare la singola identità, ricreano l’atmosfera universale di un salone di bellezza. Chiacchiere, confidenze, quella speciale intimità al femminile.
Oltre che fare la parrucchiera, Debbie insegna il suo lavoro nella Kabul Beauty School, da lei caparbiamente fondata e ostinatamente difesa di fronte a difficoltà di ogni genere e alla mancanza di fondi. La scuola è una rivoluzione ancora più grande perché insegnare un mestiere alle donne afghane significa donare loro la possibilità di indipendenza economica e, quindi, di riscatto.
Storia di donna e di donne; storia che contiene storie commoventi, tragiche, tenere; è una testimonianza preziosa e bella da leggere quella della parrucchiera di Kabul.
Link: il sito delle Edizioni Piemme – http://www.edizpiemme.it/
“Italiani si nasce… e noi lo nacquimo” dal 25 gennaio 2011 al Teatro Bellini di Napoli
Libri, con-tatto: sei nuovi appuntamenti a Castellammare di Stabia