Di: Alessandra Staiano e Sergio Palumbo
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E’ un ritorno al passato, ma senza nessuna “operazione nostalgia”: scommessa riuscita per Gabriele Russo che ha portato dal 22 dicembre 2009 al teatro Bellini di Napoli “Granvarietà”, spettacolo di cui è autore e regista. Comicità d’altri tempi, con i doppi sensi delle “classiche” macchiette e le freddure non-sense del presentatore abbigliato come un clown, per trascorrere un paio d’ore in leggerezza, assaporando i colori e le atmosfere di un genere nato in teatro negli anni ’30 e ’40 del secolo scorso e poi approdato in quella televisione che, come spesso accaduto con molti generi, se n’è appropriata fino a quasi far dimenticare che proprio attraverso la “passerella” sono passate e cresciute generazioni di attori amatissimi dal pubblico: Petrolini, Macario, Nino Taranto, l’indimenticato e indimenticabile Totò.
Nel “Granvarietà” di Gabriele Russo non sembra mancare proprio nulla: ci sono le musiche a volte allegre, altre volte più malinconiche eseguite dal vivo dall’orchestrina alloggiata appena sotto il palco; ci sono i colori sgargianti degli abiti con tanto di lustrini e paillettes, dei trucchi esagerati, del palco in continua evoluzione; c’è l’erotismo di un’epoca davvero lontana in cui scorgere la gamba o la coulotte di una ballerina che ruota la gonna da can can, ricca di volant, era davvero la massima aspirazione per il pubblico maschile oggi, invece, bombardato in ogni dove da immagini ben più ardite; c’è la soubrette brava a recitare, ballare, cantare accompagnata dalla minuta soubrettina e dalla prosperosissima soubrettona. Ma soprattutto c’è quel che di sgangherato nei balli così come nei testi, un alone di arte circense per il “baraccone” approdato, o sarebbe piuttosto giusto dire, ritornato al teatro. Nel testo di Gabriele Russo si mescolano in continuazione le parole di un tempo, come quelle della tradizione musicale napoletana o delle canzoni di Fred Buscaglione o degli sketches che sarebbero potuti essere stati intepretati da Totò e Peppino, con le citazioni di un tempo che neanche lo ha conosciuto il varietà teatrale ma che ugualmente si inseriscono senza strappi nell’insieme: da De Gregori a Gaber fino ad arrivare a quelle tratte dal mondo televisivo.
Uno spettacolo piacevole e leggero, per svagarsi in allegria tra musica, sketches, balletti con un repertorio che trova le sue fondamenta sia nella tradizione che nei giorni d’oggi, sotto il cappello di uno dei più prolifici generi del teatro e della televisione di tutti i tempi. Zibaldone senza una trama, Granvarietà diverte il pubblico al quale la locandina promette di assistere allo “spettacolo delle feste” e l’atmosfera è proprio quella giusta anche per assaporare un aperitivo dolce offerto dal Bellini nel foyer dove è in corso la mostra “La passioni di Furio”, carrellata di carte, disegni, foto, bozzetti e scritti per rendere omaggio ai 90 anni di Furio Scarpelli.
Link: il sito del Teatro Bellini – www.teatrobellini.it
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