Di: Sergio Palumbo
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Gli Afterhours tornano a Napoli a una settimana esatta dall’uscita del loro nuovo album “I milanesi ammazzano il sabato” e si esbiscono con una nutrita scaletta di ben 26 brani al Palapartenope di Napoli davanti a un pubblico affezionato e caloroso, preceduti dal bravo Giovanni Ferrario.
Non dev’essere affatto facile aprire un concerto degli Afterhours. Se poi sei solo sul palco con la tua chitarra elettrica dev’essere ancora meno facile. Non è la prima volta che Giovanni Ferrario si trova in una situazione del genere e sa bene che la maggior parte del pubblico desidera solo che la smetta per far iniziare il concerto della band capitanata da Manuel Agnelli. Però la sua forza è data da una buona voce, da un’ottima tecnica chitarristica e da brani davvero di ottima qualità ed alla fine riesce a farsi apprezzare anche dai più ostici.
Il concerto si apre come si apre il nuovo album con “Naufragio sull’isola del tesoro” ed “E’ solo febbre”. Sullo sfondo le luci disegnano ombre inquietanti su una versione in bianco e nero del piatto con forchetta, cucchiaio, coltelli e mannaie che campeggiano sulla copertina nel nuovo album. La “Ballata per la mia piccola iena”, singolo che ha anticipato il precedente album, è accolta con grande entusiasmo dal pubblico che si unisce in coro a Manuel Agnelli.
La scelta dei brani è particolarmente buona, alternando successi di ieri e brani ancora dal nuovo album non ancora del tutto metabolizzati dal pubblico, ma che ben si amalgamano col resto del vasto repertorio degli Afterhours e che si fanno apprezzare anche da chi non ha ancora ascoltato il nuovo album. Non mancano grandi assenze come “Non è per sempre” o “Sui giovani d’oggi”, ma non mancano i grandi successi come “Bye Bye Bombay”, “La vedova bianca”, “Non sono immaginario”, “Voglio una pelle splendida” (primo tra i bis), “Male di miele” e “Quello che non c’è”, che chiude il concerto. E’ molto carina e molto ben eseguita la cover di “For what it’s worth”, grande successo del 1967 dei Buffalo Springfield.
Potenti, carismatici, trascinanti, gli Afterhours regalano due ore di emozioni al pubblico napoletano, senza troppi fronzoli e troppe chiacchiere: lasciano che sia la loro musica a parlare, i loro inconfondibili testi e la voce viva e graffiante di Manuel Agnelli. L’unica cosa che si può desiderare, a concerto ultimato, è correre a casa e mettere su un CD degli Afterhours, semmai proprio l’ultimo dato alla luce da Agnelli e compagni. Ed aspettare che tornino presto a Napoli.
Ringraziamo la Hungry Promotion per averci dato la possibilità di essere presenti a questo evento.
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