Di: Emiliano Bedini
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Ancora una volta una personalità multiforme come quella di Chico Cesar ha regalato al pubblico napoletano un ulteriore saggio delle sue qualità. Quella di show-man in grado di coinvolgere pienamente nelle sue performance gli spettatori, malgrado la differenza di lingua e l’eloquio rapido e forbito. Quella di musicista raffinato, di vocalista poliedrico, di poeta romantico, di intellettuale arguto, di folletto danzante. Il tutto in un contesto di musica popolare ed erudita, erede del ricco patrimonio nordestino e brasiliano, coniugata con l’assimilazione delle più diverse esperienze europee ed africane. Centoquaranta minuti di emozioni e di frenesia, che hanno avuto come filo conduttore le composizioni dell’ultimo album “De uns tempos pra cá” con il supporto degli archi del Quintetto da Paraiba (Yerko Tabilo – primo violino -, Ronedilk Dantas – secondo violino -, Samuel Espinoza – viola -, Raif Dantas – violoncello -, Xinto Medeiros – basso acustico) e delle percussioni di Hermes Madeiros. Un incontro con un artista poliedrico e con l’incanto delle profondità della musica.
Recensione del libro “Sviluppare applicazioni Web 2.0” di Christophe Porteneuve (Apogeo)
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