Di: Sergio Palumbo
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Più volte sul nostro portale abbiamo lamentato la cecità delle etichette discografiche che si lasciano sfuggire validi talenti per pubblicare fin troppo spesso vero e proprio ciarpame. Poi ci si trova di fronte a questa autoproduzione di Andrea Volpini, che già avevamo conosciuto con la precedente ottima autoproduzione “La camicia delle grande occasioni”, e si resta nuovamente perplessi. “Tutti i santi giorni” è il frutto di anni di duro lavoro di questo “vecchio mulo”.
Chi ha avuto la fortuna di ascoltare e di apprezzare il precedente lavoro di Andrea Volpini non potrà che gioire, come ho fatto io, di questo suo nuovo lavoro: quindici tracce, comprese di una “sigla di chiusura”, per quasi un’ora di ottima musica. I brani sono intramezzati da piacevoli pezzi strumentali che Volpini aveva pubblicato per un cd multimediale sulla storia di Perugia, “Alla ricerca dei monumenti nascosti – Perugia e i suoi simboli”.
Volpini non abbandona i temi che gli sono cari: quelli della vita quotidiana, delle cose semplici, delle vite frugali, della routine lavorativa che “tutti i santi giorni” si ripete sempre uguale, di amori nati “Dietro le scrivanie”. Donne come la “Iolanda col suo bel furgone che dà bella mostra delle sue possenti forme” o come le figlie che Costantino “vuol vedere sistemate” e che sono “fresche come pappardelle”. E’ una poetica delle piccole cose, quelle che Gozzano chiamava “le piccole cose di pessimo gusto”. Anche in questo Volpini riconferma la sua attitudine di cantastorie e la sua abilità di mettere in musica delle istantanee scattate in un momento qualunque della vita di persone qualunque, venditori di patate, metronotte, impiegati statali… Il tutto non senza un’ironia, talvolta amara, talvolta rivolta a se stesso, quasi con un sorriso sornione.
Il disco è venato da atmosfere jazz molto soft, vellutati swing, ma con delle eccezioni. Ad esempio, “Al faro di Lampedusa” è una marcetta incalzante che potrebbe far pensare ad “Al veglione” di Vinicio Capossela. E proprio echi caposseliani si possono sentire in tutto il disco (ad esempio in “Dietro le scrivanie” o in “Bellezze diverse”), un po’ per la voce di Volpini, un po’ per una radice comune: Paolo Conte. Accanto a Volpini una squadra di musicisti affiatati davvero di grande qualità.
Un disco che va acquistato, amato e promosso, con la stessa passione che Andrea Volpini mette nei suoi lavori, sudando sugli strumenti come un vecchio mulo che arranca sulla salita, una salita creata dalla perversione del mercato discografico italiano. E noi tifiamo per lui.
Link: il sito di Andrea Volpini – www.andreavolpini.it
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