Di: Sergio Palumbo
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Grande casa editrice, la Voland. Lo pensavo già prima di leggere questo libro. Difatti, tra i volumi della mia libreria spicca, in particolare, un piccolo libricino edito proprio da Voland: “Originalità russa di masse, distanze, radiocuori” di Filippo Tommaso Marinetti, un inedito del padre del Futurismo che corsi a comprare non appena uscito e che lessi tutto d’un fiato incuriosito dalle assurde e geniali trovate di Marinetti. Davvero imperdibile. Ma questa è un’altra storia.
Dicevamo, la Voland. Una casa editrice davvero lungimirante e con un’ottima visione editoriale. Tanto da essere l’unica ad aver scoperto e a pubblicare in Italia questo arguto scrittore indiano, Richard Crasta, molto apprezzato negli Stati Uniti e già in molti paesi europei (Inghilterra, Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca ad esempio). Il titolo di questo libro potrebbe sviare il potenziale lettore. Sì, il sesso è un argomento centrale del libro, ma è solo una componente attorno alla quale ne girano tante altre. In realtà, Crasta ci racconta la storia del suo alter ego letterario, Vijay Prabhu, ed attraverso le sue vicissitudini ci racconta dell’India degli anni 60-70-80, dell’evoluzione (lenta) della città e dei cittadini di Mangalore. Ci denuncia la schiavitù culturale (e commerciale) nei confronti di quell’Occidente tanto sognato da Vijay e da tanti suoi coetanei. Ci denuncia la prepotenza, l’arretratezza, l’esasperante rigidezza e l’ipocrisia di certa morale cristiana. Ci denuncia la corruzione della Pubblica Amministrazione Indiana, così come il razzismo di certi americani.
Questi temi, assolutamente non banali e mai banalizzati dall’autore (seppur trattati sempre in modo ironico e sarcastico), filtrano dalle pagine di Crasta mentre ci racconta dell’Odissea di Vijay alla scoperta e alla conquista del sesso con uno stile esilarante e spesso provocatorio, che talvolta ricorda il miglior Mordecai Richler (le lettere che scrive Vijay a Jackie Kennedy ricordano molto le folli missive scritte da Barney Panofsky nel grandioso “La Versione di Barney” di Richler).
Il sogno americano di Vijay-Crasta, che diventerà realtà con la pubblicazione di questo fortunato volume (ma questo non ce lo dice il libro, bensì la biografia di Crasta visionabile al sito dell’autore www.richardcrasta.com) verrà comunque ridimensionato da un primo, sfortunato, viaggio in America, grazie al quale tutti i falsi miti di Vijay, costruiti leggendo le pagine del Reader’s Digest, verranno sfatati e Vijay capirà l’importanza e l’imponenza del suo amore verso la sua Terra. L’uso di molte parole indiane e konkani sono il chiaro tributo che Crasta dedica alla sua India.
E, ovviamente, c’è il sesso. Sesso che viene desiderato, bramato, ma ad un certo punto rinnegato da Vijay. Però, Vijay non potrà mai scampare al sesso: “Essere uomo significava essere in un perenne stato di desiderio”.
Link: il sito delle Edizioni Voland – www.voland.it
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